mercoledì 24 aprile 2013
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«Le manifestazioni popolari che abbiamo visto in Francia sono nel complesso, probabilmente, fra le più imponenti dai tempi della Rivoluzione francese. Per fortuna, si è trattato di manifestazioni pacifiche e naturalmente non hanno avuto l’impatto che ebbero in passato manifestazioni anche piccole, ma violente». A ricordarlo è lo storico e saggista Roland Hureaux, da mesi fra gli intellettuali d’Oltralpe più attivamente opposti alla bozza Taubira. Ex alto funzionario uscito dall’Ena, fa parte dei comitati di redazione di prestigiose riviste intellettuali come Commentaire e Communio.Quali impressioni le hanno lasciato le ultime settimane di proteste?Sono rimasto impressionato dalla mole delle mobilitazioni e poi estremamente choccato da quanto è accaduto al Senato, al momento del voto finale. In proposito, si può parlare di rapina. In modo manifesto, il governo non era sicuro di avere la maggioranza con un scrutinio solenne, in particolare per via dei senatori recalcitranti di sinistra originari dell’Oltremare. Il governo ha allora utilizzato una procedura che è legale, ma pure estremamente sleale e contraria a ogni prassi. Ha organizzato in un minuto un voto per alzata di mano. E ciò per una questione che la stessa relatrice Taubira ha definito come una svolta di civiltà. Generalmente, il voto per alzata di mano è riservato alle questioni consensuali o secondarie. Qualunque sia l’esito finale, quanto è accaduto al Senato lascerà un alone d’illegittimità sulla legge. Questo modo di procedere ha provocato un’amarezza enorme, testimoniando pure della profonda divisione nella società francese.Le dimensioni del movimento di protesta hanno davvero sorpreso tutti, organizzatori compresi?Sì, fin dallo scorso autunno. La prima grande manifestazione a Parigi aveva attirato a novembre circa 150mila persone, impressionando gli stessi organizzatori. I quali non speravano certo, a gennaio, di veder sfilare almeno 800mila persone. Poi, ancora di più a marzo. Ma lo stesso non si può dire della resistenza generale dei francesi al progetto di legge. Personalmente, non mi ha mai sorpreso.Perché?Ha manifestato innanzitutto la borghesia cattolica, la Francia delle famiglie numerose. Poi, la classe media, presto affiancata da gente originaria dell’Oltremare o con radici familiari nell’immigrazione, compresi numerosi musulmani. Hanno espresso tutti un sentimento condiviso da un’ampia porzione del Paese, un sentimento di cui si sono fatti portavoce migliaia di sindaci, soprattutto locali e di campagna. Se si è pure percepito un classico istinto di rivolta contro l’establishment, a giocare davvero è stato questa volta soprattutto qualcosa di ben più profondo, l’impressione intensa che una certa idea della Francia venisse ferita da questo progetto di legge visibilmente venuto da lontano e culturalmente estraneo. Non a caso, si sono visti nei cortei migliaia di tricolori. Come per ribadire che la bozza Taubira non è compatibile con la storia e l’identità profonda del Paese. Occorre considerare che la porzione della Francia che non è decristianizzata, quella che non vuole rinnegare le radici, è oggi eccezionalmente determinata. Molti hanno già oggi l’impressione, qualunque sia l’esito finale, che questo movimento lascerà qualcosa in eredità al Paese. Che ne pensa?Ci sarà certamente un seguito, un’eredità. E c’è già persino chi immagina la creazione di un partito politico. In ogni caso, alle elezioni comunali e regionali dell’anno prossimo, si vedranno certamente tante manovre per ottenere il sostegno della Manif pour tous. Inoltre, resterà innegabilmente pure un’imprevista eredità di fratellanza, in particolare fra tanti giovani cattolici, musulmani, ebrei impegnati assieme.
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