mercoledì 24 aprile 2013
All’Assemblea Nazionale 331 voti a favore, 225 contrari e 10 astenuti Il fronte della famiglia non molla. L’Ump: pronto il ricorso ai giudici. I togati del Consiglio costituzionale dovranno pronunciarsi entro un mese. Al centro sarà la questione adozioni e gli attriti con il Codice civile.
EDITORIALE La civile battaglia di Luigi Geninazzi
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Il Parlamento francese ha varato, ma il Paese non ha digerito. Proprio per questo, la battaglia politica e civile attorno al progetto legislativo socialista sulle nozze e adozioni gay non sembra affatto finita.Voluta a tutti i costi dall’esecutivo socialista e poi difesa a denti stretti contro una Francia ostile a larga maggioranza, secondo gli ultimi sondaggi, la bozza Taubira è stata definitivamente approvata dall’Assemblea nazionale ieri a metà pomeriggio, per via della schiacciante maggioranza di sinistra alla Camera bassa: 331 voti favorevoli, 225 contrari e 10 astenuti, ha mostrato il tabellone dell’emiciclo.Subito dopo l’approvazione, il guardasigilli Christiane Taubira, relatrice del testo, ha chiuso il suo discorso citando il filosofo Friedrich Nietzsche: «Le verità uccidono. Quelle che vengono taciute diventano velenose». Parole suonate ancora una volta come una provocazione verso gli oppositori, tanto il pensatore tedesco è sinonimo anche in Francia, nell’immaginario collettivo, di sfida radicale alla civiltà cristiana. Del resto, a proposito del testo, era già stata la stessa Taubira ad auspicare «un cambiamento di civiltà». Per il guardasigilli, pesantemente contestata anche nella sua Guyana natale, dove la stragrande maggioranza della popolazione rifiuta la legge, quest’ultima «non ha tolto nulla a nessuno, ma ha aggiunto solo dei diritti». Per mostrare il contrario, ovvero che la legge crea disuguaglianze fra i cittadini e in particolare fra i bambini da adottare, l’opposizione neogollista ha deciso di presentare due ricorsi articolati su vari punti presso il Consiglio costituzionale, che dovrà pronunciarsi entro un mese. L’alto organismo, di stampo non strettamente giudiziario e di natura anche politica, dato che ad esempio vi siedono di diritto tutti gli ex presidenti della Repubblica, si soffermerà probabilmente a lungo proprio sul capitolo legato alle adozioni, considerato da molti giuristi in attrito con lo stesso Codice civile e con almeno due convenzioni internazionali ratificate dalla Francia: quella sui diritti del bambino e quella sulle adozioni internazionali. L’iniziativa è stata presa subito, ieri, dai senatori neogollisti e centristi, già accusati da più parti di non essersi opposti con convinzione totale al testo, accettando in particolare tacitamente una votazione finale, alla Camera alta, circondata da pesanti sospetti. Anche i deputati di centrodestra preparavano ieri il proprio ricorso presso i “saggi” del Consiglio. Secondo i senatori conservatori, esiste «un conflitto della legge con le regole in vigore del diritto pubblico internazionale». Inoltre, «la definizione del matrimonio, principio fondamentale riconosciuto dalle leggi della Repubblica, non può essere modificata con una semplice legge». Altro argomento: «Le disposizioni relative al legame filiale adottivo violano il principio del diritto al rispetto della vita privata familiare, il principio della dignità della persona e quello d’uguaglianza della persona, tutti principi fondamentali riconosciuti dalle leggi della Repubblica». Mentre, a proposito delle complesse nuove regole per l’attribuzione del nome di famiglia, i senatori accusano la maggioranza di aver trovato «una soluzione per stabilire un rapporto filiale artificiale». Da parte sua, il governo spera invece in una promulgazione entro fine maggio, seguita dall’organizzazione quasi immediata delle prime cerimonie. L’approvazione di ieri non ha scoraggiato il collettivo associativo della Manif pour tous, che in serata ha dato appuntamento agli oppositori per l’ennesimo corteo nel cuore della capitale. Nuove grandi giornate nazionali di protesta si terranno il 5 e soprattutto il 26 maggio. Il movimento, inoltre, ha già preannunciato che presenterà delle «liste civiche simboliche» alle elezioni comunali dell’anno prossimo. Intanto, molti esperti parlano di «disfatta politica» a proposito dell’emorragia di credibilità del presidente socialista François Hollande, i cui consensi sono scesi ormai al 25%, secondo l’Istituto Ifop. Non è affatto un paradosso. L’atteggiamento d’intransigenza verso le manifestazioni sembra aver scavato un profondo fossato fra il capo dell’Eliseo e i francesi.
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