sabato 24 gennaio 2015
Domenica elettorale dalle 7 alle 19. Attorno alle 20.30 le prime proiezioni. Favorita Syriza, la formazione di Tsipras che promette la rinegoziazione del debito. Ma se non supererà la soglia del 38% servirà un governo di coalizione. (Giorgio Ferrari)

REPORTAGE Grecia al voto, Tsipras sfida l'Europa | Il «contatore» di una crisi che graffia

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Dalle 7 del mattino di domenica si apriranno le urne per 9,8 milioni di elettori greci, chiamati a indicare chi dovrà governare il difficile passaggio per uscire dalla crisi. Le proiezioni della vigilia danno per certa la vittoria di Syriza, la formazione guidata dal giovane Alexis Tsipras, ma il bizzarro dio dei sondaggi insegna che tutto è possibile. Il distacco fra Syriza e il centro-destra di Nia Dimokratia è stimato fra i 4 e i 6 punti. Colmarlo non sarà facile. Le urne chiuderanno alle 19 e attorno alle 20.30 italiane potremo avere le prime proiezioni. I partiti in lizza sono 22, ma la soglia del 3% per entrare in Parlamento lascia presagire che soltanto 7 di essi ce la faranno.Per conquistare la maggioranza assoluta Syriza ha bisogno di arrivare attorno al 38% dei consensi. La legge elettorale ellenica prevede un premio di maggioranza di 50 parlamentari per il partito che ha raccolto più voti. Nel caso il vincitore non abbia la maggioranza assoluta dovrà formare un governo di coalizione.La sfida vera tuttavia non sembra essere quella fra Syriza e il partito del premier Antonis Samaras, bensì fra la Grecia e l’Europa. Sei anni di crisi, di sacrifici, di licenziamenti, di tagli alle pensioni, alla sanità, con un Pil che ha perduto un quarto del suo valore e un debito pubblico che nonostante le cure della troika è arrivato al 180% hanno umiliato la nazione e semidistrutto il tessuto sociale. Non c’è da stupirsi se Syriza miete consensi: perché la sfida questa volta è fra la Grecia e la morsa dei creditori. Non è detto che tutti i greci abbiano capito che se Syriza farà saltare il tavolo del debito rischia di mettersi fuori dal programma di aiuti (l’ultima tranche da 7,2 miliardi è prevista per la fine di febbraio) e di trovarsi nel mese di luglio – come profetizza con calcolato sadismo il ministro delle finanze tedesco Schaeuble – senza i fondi per pagare le sue scadenze e quindi si troverà in default. Ma anche se non l’hanno capito nel dettaglio, i greci hanno compreso che la cura Samaras non ha funzionato. Tsipras ha promesso l’uscita dalla crisi, la rinegoziazione del debito, la restituzione delle pensioni minime, la luce elettrica gratuita per i più bisognosi, 30 mila alloggi per coloro che sono rimasti senza tetto. E più che una promessa elettorale che a tutti gli effetti sarà difficile mantenere il messaggio del giovane leader è racchiuso nello slogan “exodos apò ten krysis”, uscire dalla crisi. Esattamente ciò che i greci vogliono sentirsi dire.
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