giovedì 5 febbraio 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
Venerdì 6 febbraio è la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Dal 20 dicembre 2012 l'Onu, con una risoluzione approvata all'unanimità, ne ha dichiarato la messa al bando universale: ogni anno sono 3milioni le ragazze che vengono "tagliate". Anche Amref lavora da anni contro la pratica drammatica. In Kenia, Egitto, Sudan e Mali Amref è impegnato con il progetto i «Riti di Passaggio aternativi» e ha raccolto le storie positive di alcune tra le oltre 4mila ragazze non più tagliate. Nel mondo sono 100 milioni le bambine e le ragazze che hanno subito la pratica delle mutilazioni genitali. Il 90% in Africa, secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. In Europa, secondo il Parlamento Ue, sono 500mila le donne che convivono con le mutilazioni genitali.  "Molti Paesi hanno formalmente proibito la pratica delle mutilazioni delle ragazze – afferma Tommy Simmons, fondatore della sezione italiana di Amref Health Africa - ma quando vanno ad incidere su usi e costumi tradizionali, molto radicati nell’identità stessa delle tribù, le leggi hanno un impatto molto moderato”.La campagna viaggia anche sui social: in un video sulla pagina Facebook di Amref si vedono alcune ragazze ballare: non hanno subito la mutilazione genitale e la loro libertà di movimento va di pari passo con la libertà da una pratica dolorosa e dannosa. 

In molte comunità tale pratica viene fortemente sostenuta sia dagli uomini che dalle donne, in quanto rappresenta formalmente il passaggio alla maturità delle ragazze e si ritiene dia loro un senso di orgoglio e di piena partecipazione adulta alla loro società. In realtà, questo rito di passaggio nell’immediato causa una ferita dolorosa ed insanabile nel corpo delle ragazze, spesso provocando altre ripetute e gravi conseguenze negli anni, con ogni gravidanza e parto, e nei fatti le rende elegibili al matrimonio ad una giovane età, creando la percezione dell’inutilità della loro educazione e della possibilità di mirare ad un futuro diverso da quello delle proprie madri.

Il problema esiste anche in Italia, dove sono "almeno 50 mila" le bambine vittime di Mgf secondo Plan, ente no profit internazionale impegnato nella tutela dell'infanzia. "Le Mgf seguono il flusso migratorio, per cui in Europa vi sono moltissimi casi e purtroppo l'Italia ne detiene il primato", spiega Plan che lancia il suo appello al governo: «Si impegni ad affrontare la sfida della riduzione ed eliminazione delle Mgf in Italia e in tutti i Paesi in cui vengono ancora praticate, mediante leggi e sanzioni rigorose per i trasgressori e l'istituzione di assistenza sanitaria gratuita per tutte le vittime che soffrono per le complicanze, favorendo, inoltre, la diffusione di informazioni sul tema insieme alla condivisione di esperienze che dimostrano l'efficacia dell'abbandono delle Mgf". Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili è "una pratica crudele e disumana", che "va proibita ovunque senza esitazioni": lo afferma, in una lettera aperta in occasione della Giornata mondiale contro le Mgf, la deputata del Pd Giovanna Martelli, consigliera del premier Matteo Renzi in materia di Pari opportunità.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: