sabato 12 settembre 2015
 A rischio gli equilibri sociali: un’intera generazione non può accedere all’istruzione e qualificarsi nel mondo del lavoro. Il governo crea fondo contro l’«emarginazione».
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Il Giappone che non ti aspetti. Quello che nasconde il suo volto più oscuro. E che ora è costretto a fare i conti con un fantasma che, una delle società più industrializzate al mondo, credeva di aver esorcizzato una volta per tutte. La povertà. Quella più crudele, perché investe i più piccoli. L’allarme arriva dalle pagine del Japan Times: nel Paese un bambino su sei è povero. Si tratta del livello più alto da quando Tokyo ha iniziato a indicizzare l’emarginazione, uno dei peggiori tra le nazioni industrializzate. Non solo: il livello schizza al 55 per cento se si considera le sole famiglie monoparentali. In Giappone più di mezzo milione di madri single vive al di sotto della soglia di povertà. Una “ferita” che le autorità giapponesi hanno a lungo velato. Ma qualcosa sta cambiando. Il primo ministro nipponico Shinzo Abe ha annunciato la costituzione di un fondo per cercare di alleviare la povertà dei bambini. La “spinta” viene dai numeri. Nel 2012 il 16,3 per cento dei minori al di sotto di 17 anni viveva sotto il livello di povertà, fissato a metà del reddito medio. Si tratta di un dato importante, che si situa sopra quello della Gran Bretagna (9,8 per cento) e sotto quello degli Stati Uniti (21,2 per cento), secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Il tasso di povertà balza al 54,6 per cento per le famiglie con un solo genitore, ed è il peggiore in ambito Ocse. «Il fatto che il governo riconosca la povertà infantile come questione nazionale è un grande passo avanti», ha commentato Aya Abe, docente all’Università di Tokyo. «Tuttavia – ha continuato l’esperto – il governo dovrebbe anche fissare un impegno finanziario o porre un obiettivo su quanto intende ridurre il tasso di povertà». Si tratta di un vulnus che rischia di colpire in profondità gli equilibri, già delicati, del Giappone. Perché povertà si traduce nell’impossibilità di accedere a livelli elevati di istruzione, in Paese estremamente selettivo e in cui i costi legati all’educazione sono esorbitanti – le tasse per un liceo pubblico arrivano a 400mila yen all’anno, le private anche a un milione di yen. Nel 2012 il reddito medio delle famiglie a livello nazionale ammontava a 5,4 milioni di yen (53mila dollari), con un calo su base annua del 2% per tutte le famiglie e il 3,4% per le famiglie con bambini.Un’intera generazione di ragazzi non potrà così qualificarsi per entrare nel mondo del lavoro. Una zavorra che potrebbe affondare la società giapponese, alle prese con due dinamiche demografiche allarmanti. La mancanza di manodopera. E l’invecchiamento progressivo e irreversibile della popolazione. Entro il 2040 la popolazione del Giappone, secondo stime delle Nazioni Unite, scenderà a 115 milioni, contro i 127 milioni di oggi. Nel 2013 la popolazione totale è diminuita di 244mila unità: per ogni mille abitanti ci sono state 8,2 nascite contro 10.1 morti.
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