martedì 14 ottobre 2014
​Il segretario generale della Cei ha incontrato i vescovi di Erbil, Mosul e Qaraqosh. E anche decine di famiglie profughe.
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Fitta agenda di incontri per il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, da lunedì in Iraq con una piccola delegazione di Caritas Italiana allo scopo di portare la vicinanza solidale della Chiesa italiana. La renda nota il Sir.Martedì Galantino si è intrattenuto a lungo con i rappresentanti della Chiesa irachena: monsignor Bashar Warda, vescovo caldeo della diocesi di Erbil, monsignor Emil Shimoun Nona, vescovo caldeo della diocesi di Mosul, monsignor Boutros Mouchi, vescovo siro cattolico a Qaraqosh. “Voi siete giustamente preoccupati dell’Isis - hanno detto i vescovi - ma non scordatevi di noi e delle sofferenze che le nostre comunità stanno patendo per il solo motivo di essere cristiane”.Dal 2003 circa un milione e mezzo di cristiani hanno lasciato il Paese, per ragioni di sicurezza. Solo dalla pianura di Ninive sono scappati 150mila cristiani e 200mila yazidi. “La nostra Chiesa - hanno assicurato i vescovi al segretario generale della Cei - è in prima linea nel soccorrere questi profughi, senza distinzioni di etnie o di fedi religiose. Chi scappa, viene a cercare la Chiesa proprio con questa fiducia”.Galantino ha visitato a Erbil alcune delle strutture nelle quali vengono ospitati i profughi: il centro St. Joseph, il centro di Ankawa e quello di Karamles. Al loro interno è stato accolto da decine di famiglie, molte delle quali vivono in tenda o ammassate nelle aule delle parrocchie. “Vengo ad assicurarvi non solo che non siete dimenticati - ha detto ai vescovi - ma anche ad offrirvi la disponibilità della Chiesa italiana ad avviare un impegno continuativo di prossimità solidale”.In quest’ottica, Galantino ha portato il via libera al finanziamento del progetto di un’università cattolica a Erbil (1 milione e 600mila euro, stanziati dal Servizio per gli interventi caritativi della Cei su fondi otto per mille): “Oggi - assicura monsignor Warda - 12mila studenti non riescono ad accedervi, perché mancano i posti; il Governo ci spera, perché sono consapevoli che nelle nostre strutture cristiani e musulmani convivono senza difficoltà ed escono con una formazione d’eccellenza”.Accanto a questo progetto, Galantino si è reso disponibile a lanciare un gemellaggio tra famiglie italiane e famiglie di profughi, così da assicurare loro almeno per un anno l’accesso ai beni primari.Infine, visitando i centri d’accoglienza, si è impegnato a sostenere la costruzione - promossa dai vescovi locali - di alcuni villaggi: la Chiesa conta di collocarvi a breve le famiglie che ora vivono nelle tende, affinché possano avere almeno un rifugio nel quale superare l’inverno.
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