lunedì 3 febbraio 2014
Vittoria di Manif pour tous. Hollande frena.
Buona realtà e veri fantasmi di Francesco Ognibene
ANALISI Il trasversale che annulla gli stereotipi di Daniele Zappalà
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Domenica, a Parigi e in altre grandi città europee, il popolo colorato e sorridente della Manif pour tous ha ancora una volta sbalordito tutti con la sua mobilitazione da record, spingendo ieri il governo francese a gettare almeno per il momento la spugna a proposito del temuto progetto di legge “Famiglie”. Il passo indietro dell’esecutivo è stato reso noto nel tardo pomeriggio, dopo una riunione di crisi a metà giornata fra il presidente François Hollande e il premier Jean-Marc Ayrault. La «bozza di tutti i pericoli», come l’hanno definita domenica i cortei della Manif, era programmata inizialmente ad aprile, subito dopo le elezioni comunali. Ma l’esecutivo ha appena comunicato che, «per ragioni di agenda parlamentare molto densa», il progetto sarà riconsiderato non prima dell’anno prossimo. Per il popolo della «familofilia» non si tratta ancora di una vittoria definitiva. Ma ieri sera, pur evitando ogni tono trionfale, la Manif ha comunque mostrato la propria soddisfazione di fronte a questo primo autentico passo indietro del governo socialista. Alla vigilia della manifestazione di domenica, persino alcune Ong della cordata sembravano un po’ scettiche, dietro le quinte, sulla possibilità che la giornata potesse tradursi nuovamente, come l’anno scorso, in un travolgente fiume variopinto per le strade di Parigi, oltre che a Lione e in diverse altre grandi città europee. E invece, la Manif ha attirato sulle sponde della Senna mezzo milione di persone, oltre che 40mila a Lione, secondo gli organizzatori: una risposta popolare che ha sbalordito di certo soprattutto il governo socialista, accusato dal movimento di aver trasformato rapidamente la Francia nel principale ricettacolo di tutti i rischi, ormai di portata europea, contro i riferimenti antropologici millenari della famiglia e dei legami filiali naturali. Rispetto all’anno scorso, la Manif sembra un movimento ancor più maturo e sicuro di sé. Le associazioni e i leader eterogenei della cordata hanno sempre conservato il proprio sangue freddo, di fronte agli attacchi politici e mediatici che pure nelle ultime settimane hanno cercato in ogni modo di destabilizzare e frammentare il coordinamento associativo. In attesa delle prossime mosse del governo su questioni come la prospettiva di legalizzare la fecondazione assistita per le coppie lesbiche e la maternità surrogata, o ancora il rischio di una crescente intrusione subdola della teoria del gender nei programmi delle scuole, diversi esponenti vicini alla Manif hanno deciso di scendere in campo, il mese prossimo, nella battaglia delle Comunali. E a maggio, ci saranno in Francia liste ispirate al movimento anche alle Europee.   Ma la scadenza più immediata è prevista già nelle prossime ore, dato che la Manif chiede il ritiro in toto del rapporto Lunacek, noto pure come “road map contro l’omofobia”, che rischia di essere varato all’Europarlamento di Strasburgo, nonostante i numerosi segnali di rifiuto giunti da mesi da tutto il continente. In Francia, la sinistra al governo ha accusato il colpo. In serata, dopo l’annuncio dell’Eliseo, le frange più libertarie del Partito socialista e delle formazioni satelliti hanno esternato la propria delusione talora in modo veemente. Ma al contempo, pochi credono che il successo della Manif sia destinato automaticamente ad essere interpretato dagli elettori come una vittoria dell’opposizione di centrodestra. In effetti, nei ranghi neogollisti, solo un drappello ristretto di deputati, come il normanno Philippe Gosselin, possono vantare la propria coerenza nel tempo al fianco della Manif. La quale ha in particolare interpellato nelle scorse settimane il segretario Ump, Jean-François Copé, accusato di una profonda virata tattica negli ultimi mesi, negando persino di recente la propria opposizione di principio alle nozze gay.Anche per questo, sull’ampio fronte della bioetica e in vista dell’imminente progetto di legge socialista sul fine vita, non poche voci hanno chiesto anche ieri all’opposizione di sviluppare un discorso coerente. Se la sinistra ha perduto le classi popolari, la destra rischia oggi di smarrire la propria tradizionale attenzione alla famiglia, ha argomentato il Figaro.  Fra le altre manifestazioni di domenica, data l’attualità sul fronte istituzionale europeo, ha acquisito un valore simbolico notevole l’“happening festivo” organizzato nel primo pomeriggio a Bruxelles, Place du Luxembourg, davanti alla sede belga del Parlamento Ue. Per il popolo della «familofilia», la sfida resta aperta. Ma grazie alla Manif, nessuno può ormai ignorare che si tratta di una battaglia per il futuro dell’intero continente.
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