lunedì 15 settembre 2014
Lo ha rivelato al Corriere della Sera l'intellettuale di Damasco Michel Kilo. «Nella stessa prigione potrebbero trovarsi altri ostaggi occidentali».
I ribelli: «Le due volontarie italiane stanno bene»
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"Padre Paolo Dall'Oglio è vivo e sta bene. Si trova in una prigione posta nelle vicinanze della cittadina siriana di Raqqa e controllata da militanti iracheni dello Stato Islamico. Nella stessa prigione potrebbero trovarsi altri ostaggi occidentali, tra cui le due cooperanti italiane rapite di recente". Lo ha rivelato in un'intervista al Corriere della Sera il 74enne Michel Kilo, intellettuale di Damasco che dai primi anni Settanta è una delle voci più forti tra le opposizioni di sinistra alla dittatura siriana. Dall'Oglio, continua l'intellettuale, "originariamente venne rapito da militanti dello Ahrar al-Sham. Questi però poi lo hanno consegnato ai capi dello Stato Islamico". "Per molti mesi è stato rinchiuso nel palazzo del governatorato di Raqqa". "Con lui sono stati tanti altri prigionieri occidentali, credo anche James Foley". "Adesso mi dicono sia in un carcere diverso. I suoi carcerieri sarebbero jihadisti iracheni, meno affidabili dei precedenti, più pericolosi di quelli siriani di Raqqa. Con lui, non nella stessa cella, potrebbero esserci anche le due italiane". E al giornalista che gli chiede se siano in corso trattative Kilo risponde: "prima c'erano. Ma adesso per Dall'Oglio la situazione si sta complicando, rischia molto più di prima". "La partecipazione militare italiana alla nuova coalizione guidata dagli americani contro lo Stato Islamico introduce l'elemento politico". "Lo abbiamo appena visto con la decapitazione dell'ostaggio inglese. I jihadisti ricattano e puniscono i Paesi che si alleano contro di loro".
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