mercoledì 16 luglio 2014
​Erano diretti a un campo dell'Onu, ma sono stati bloccati e messi in carcere. Nessuna organizzazione umanitaria finora ha potuto visitarli.
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Uno strano caso investe il regime sudanese. Più di 400 eritrei, tra i quali donne incinte e bambini piccoli, sono stati arrestati tre mesi fa dalla polizia di Khartoum mentre tentavano di raggiungere uno dei campi profughi delle Nazioni Unite a Shegarab, vicino a Kassala, nella zona orientale, punto di riferimento per chi chiede asilo scappando all’estero dalla coscrizione militare a tempo indeterminato imposta agli eritrei dal regime fino al compimento dei 50 anni. Ai giovani non è stato invece consentito di presentare domanda di asilo né si è avuto particolare riguardo per donne e bambini. Una grave violazione dei loro diritti; 374 maschi sono detenuti nel carcere di Huda, nel deserto del Sahara, mentre 34 donne con figli sono rinchiuse nel carcere di Arebi. Contattati da Avvenire, i detenuti hanno affermato che la loro meta era il campo profughi e non l’Europa, ma le autorità sudanesi li hanno arrestati senza contattare con l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. Nessuna organizzazione umanitaria ha potuto quindi visitarli finora. Al telefono hanno denunciato abusi, maltrattamenti e la scarsità di cibo e acqua mentre le donne sono state stuprate. Negli ultimi giorni i detenuti dicono di sentirsi in grave pericolo perché le autorità sono intenzionate a rimpatriarli forzatamente in Eritrea dove, in quanto disertori, una detenzione ancor più dura attende i soldati semplici, mentre i graduati rischiano la vita per alto tradimento.  I motivi della carcerazione del gruppo non sono chiari. Il Sudan ospita infatti attualmente circa 120 mila profughi eritrei, tre quarti dei quali sono assistiti dall’Acnur. Davanti ai campi di Shegarab, come più volte denunciato dall’Onu stessa e in diversi report, avvengono rapimenti di profughi eritrei da parte di trafficanti che poi rivendono i sequestrati ai predoni beduini del Sinai che arrivano a uccidere e a rivendere gli organi di chi non può pagare i soldi del riscatto. Il timore è che anche questi giovani spariscano e finiscano nell’immondo commercio di esseri umani praticato in Sudan. Che, non va dimenticato, l’Italia ha candidato a ospitare a ottobre una conferenza internazionale proprio sul traffico di esseri umani con i Paesi Ue e gli Stati del Corno d’Africa.​
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