mercoledì 23 aprile 2014
È la prima volta che un leader turco parla del massacro del 1915-16, ma restano dubbi "politici" sulla svolta del premier turco.
Crepe nell'ottusità del negazionismo di Giorgio Ferrari
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Un gesto inedito, dal forte valore simbolico, ma che non basta a cancellare una delle pagine più tragiche nella storia del Novecento e che potrebbe avere una finalità elettorale ben precisa. Sta di fatto però che ieri il premier turco Recep Tayyip Erdogan, in una lettera ufficiale, ha offerto le «condoglianze» ai nipoti delle decine di migliaia di armeni che morirono nel 1915, sterminati dalle armate ottomane. Il messaggio è arrivato 24 ore prima del 24 aprile, giorno in cui si commemora il Genocidio degli armeni in tutto il mondo. Erdogan ha dichiarato che «è un dovere umano capire e condividere la volontà degli armeni di commemorare le loro sofferenze durante quel periodo». Il primo ministro ha poi auspicato che «gli armeni che hanno perso la vita nelle circostanze dell’inizio del XX secolo riposino in pace». Parole di grande impatto, più consone a un capo dello Stato che a capo di governo e forse proprio in questo particolare potrebbe risiedere la motivazione del gesto. Ad agosto infatti si terranno le elezioni per il presidente della Repubblica, le prime dirette, da parte del popolo nella storia turca. Erdogan ha bisogno di risalire nei consensi dopo mesi di scandali e le accuse dei brogli elettorali alle ultime elezioni amministrative, che comunque l’Akp, il Partito islamico-moderato per la Giustizia e lo sviluppo, fondato dal premier, ha vinto con oltre il 45% dei consensi. Non solo. Il rapporto con l’Armenia e le vicende del 1915 sono un argomento molto caro all’attuale capo dello Stato, Abdullah Gul, che potrebbe essere il prossimo sfidante di Erdogan ad agosto e che per questa sua sensibilità nei confronti del tema si è sempre attirato le simpatie di una parte della popolazione. Turchia e Armenia nel 2009 avevano firmato un protocollo per la normalizzazione dei rapporti che però era stato insabbiato quasi subito per le numerose divergenze proprio sul tema del genocidio. Anche il restauro di alcuni importanti monumenti armeni sul suolo turco non ha sortito effetti sul dibattito storico o la situazione politica. I rapporti fra i due Paesi sono tesi anche a causa della questione del Nagorno Karabakh, una regione a maggioranza armena, nel cuore dell’Azerbaigian, teatro negli anni Novanta di una sanguinosa guerra dove Ankara da sempre preso le parti di Baku. Questo, nel 1993, portò alla chiusura del confine con turco-armeno che da quel momento non è stato più riaperto.
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