lunedì 5 dicembre 2011
Diverse migliaia di persone sono scese in strada a Mosca, nonostante la pioggia battente, per protestare contro i risultati delle elezioni di domenica che hanno visto il partito Russia Unita di Puntin vincere con uno stretto margine la maggioranza assoluta alla Duma.
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Diverse migliaia di persone sono scese in strada a Mosca, nonostante la pioggia battente, per protestare contro i risultati delle elezioni di ieri che hanno visto il partito Russia Unita vincere con uno stretto margine la maggioranza assoluta alla Duma. La manifestazione è stata indetta dal movimentodi opposizione 'Solidarnost' e i partecipanti innalzavano cartelli con le scritte 'Russia senza Putin' e 'Vergognà, accusando il partito del primo ministro di brogli elettorali.

Secondo il leader dei comunisti, Ghennady Ziuganov, che ha definito "illegittime dal punto di vista politico e morale" le elezioni, a Russia Unita sarebbero stati attribuiti il 15% dei voti in più.

I RISULTATI DELLE ELEZIONIIl peggior incubo per il premier Vladimir Putin si è avverato: il suo partito, Russia Unita, ha vinto le legislative di ieri, ma ha subito un forte calo di consensi che l'ha fatto scendere dal 64,3%, ottenuto nel 2007, al 49,5%, come rivelano i dati ufficiali. Col 96% delle schede scrutinate, il partito di governo si aggira intorno alla cosiddetta "soglia psicologica" del 50%, sotto la quale i risultati del voto vengono percepiti come una catastrofe e non un semplice crollo.La formazione, di cui era capolista il presidente Dmitri Medvedev si assicura però la maggioranza assoluta. Secondo la Commissione elettorale centrale - grazie al sistema proporzionale che prevede la redistribuzione dei consensi raccolti dai partiti che non hanno superato lo sbarramento del 7% - Russia Unita otterrebbe 238 seggi su 450.Una perdita consistente: 77 seggi rispetto ai 315 detenuti dal 2007 e che le garantivano la maggioranza costituzionale ormai solo un ricordo del passato.Il risultato, che sia il primo ministro che il presidente Medvedev hanno definito comunque "ottimo", rappresenta di fatto la fine di un'epoca: quella del controllo assoluto del parlamento da parte di Putin, costretto ora ad aprire ad alleanze tra gli altri tre partiti riusciti a entrare alla Duma. Le urne hanno rafforzato la posizione dei comunisti di Gennady Zyuganov che hanno quasi raddoppiato i consensi passando dall'11,5 al 19,1% dimostrandosi - secondo i commentatori politici - il vero "partito del popolo" contro quello "del potere".Secondo il capo della Commissione elettorale, Vladimir Churov, la formazione di Zyuganov potrebbe conquistare 92 seggi, seguita dal partito di centro-sinistra, Russia Giusta, che dal 7,7% arriva al 13,2% (possibili 64 seggi) e dai liberaldemocratici dell'Ldpr di Zhirinovsky passati dall'8,4% all'11,6% e a cui potrebbero andare 56 seggi. Secondo attivisti e alcuni media indipendenti, però, si tratta solo di unaparvenza di opposizione che finora non ha mai cerato veramente di ostacolare le politiche governative.Gli altri tre partiti in lizza - Yabloko (3,3%), Giusta Causa (0,5%) e i Patrioti di Russia (0,9%) - non sono riusciti nemmeno a raggiungere il 5%, che garantiva almeno un seggio.Nonostante il crollo ormai evidente, verificatosi anche nelle grandi città, il partito putiniano ostenta sicurezza.Come ha annunciato Andrei Vorobiov, capo del Comitato centrale esecutivo di Russia Unita, a Medvedev verrà chiesto a tempo debito di guidare il partito, che ribadisce la sua totale fiducia in quello che da sempre  il vero leader: "Putin è il nostro candidato alle presidenziali e faremo di tutto il possibile perchè vinca al primo turno".L'affluenza, unica vera incognita in un voto i cui risultati erano ampiamente previsti, è stata minore rispetto alle ultime legislative e si è fermata al 60%, contro il precedente 63%. La Cecenia siconferma la zona più affezionata alle urne: nella repubblica caucasica ha votato il 94% degli aventi diritto Russia Unita ha ottenuto percentuali bulgare (99%). La nuova Duma, principale organo legislativo, rimarrà in carica per cinque anni dopo che la riforma voluta da Medvedev ne ha allungato il mandato di unanno. Svolta, intanto, nell'ex Jugoslavia più vicina all'Italia: in Croazia, secondo le proiezioni, ha già vinto una coalizione di centro-sinistra guidata dal leader socialdemocratico Zoran Milanovic. E, a sorpresa, a Lubiana vince Zoran Jankovic, imprenditore e manager alla guida di un partito di sinistra fondato quattro settimane fa.Ribaltando tutte le previsioni della vigilia, Zoran Jankovic, leader del nuovo partito della sinistra liberale Slovenia positiva, ha vinto le elezioni di oggi in Slovenia. Col 99% delle schede scrutinate, al partito di Jankovic va il 28,5% dei voti, rispetto al 26,2% del partito conservatore di Janez Jansa e al 10,5% andato ai Democratici sociali (Sds) dell'ex premier Borut Pahor.

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