giovedì 18 dicembre 2014
Lo afferma il portavoce del presidente americano Obama. Intanto Papa Francesco ai diplomatici dice: «Siamo tutti contenti». Parolin: è l'impegno a «costruire ponti». Il cardinale Ortega: un intervento incredibile.
Il coraggio del seme di Marco Tarquinio
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E adesso, a poche ore dall'annuncio del disgelo tra Usa e Cuba, gli Stati Uniti non escludono una visita del leader cubano Raul Castro alla Casa Bianca. Lo afferma il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Certo la via verso la normalizzazione dei rapporti e dell'abolizione dell'embargo non sarà senza ostacoli, visto che i repubblicani hanno già annunciato battaglia contraria, ma il muro si sta sgretolando. E in molti, a cominciare da Papa Francesco, lo considerano un fatto molto positivo. "Una buona notizia, che invita a vivere con una prospettiva di speranza": con queste parole il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, commenta la riapertura delle relazioni diplomatiche tra gli Usa e Cuba, per la quale è stato riconosciuto a Papa Francesco di aver avuto un ruolo decisivo. "Non abbiamo sempre buone notizie, oggi sì e ce la godiamo...", afferma ancora Lombardi, nel corso dello scambio degli auguri di Natale in sala stampa vaticana, sottolineando "l'impegno straordinario di Papa Francesco per il bene dell'umanità". E lo stesso Papa Francesco, ricevendo un gruppo di 13 nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, ha così commentato: "Oggi siamo tutti contenti, perché abbiamo visto come due popoli, che si erano allontanati da tanti anni, ieri hanno fatto un passo di avvicinamento". In un'intervista a Radio Vaticana, il segretario di Stato vaticano, monsignor Pietro Parolin, ricorda che il "disgelo" tra Cuba e Usa ha "un retroterra fatto di lavoro, di sforzi, di pazienza e di piccoli passi". Certamente il ruolo di papa Francesco è stato determinante, grazie soprattutto alle lettere scritte ai due presidenti. Poi il segretario di Stato ha ricordato l'impegno della diplomazia della Santa Sede: la pace, la lotta contro la povertà e “costruire ponti”. Alla domanda se vi saranno frutti positivi per la Chiesa a Cuba, il cardinale ha risposto: "Credo che questo sarà un ulteriore passo che aiuterà la Chiesa a svolgere sempre meglio la sua funzione all’interno della società cubana per la costruzione di una realtà sempre più solidale"."È stato un intervento incredibile, molto semplice e discreto, come nello stile del Santo Padre, ma decisivo". Con queste parole il cardinale Lucas Ortega, arcivescovo di San Cristobal de La Habana, commenta al Tg2000 la mediazione di papa Francesco nella clamorosa svolta che ha portato al disgelo dei rapporti tra Stati Uniti e Cuba. "Ieri è stata una giornata molto importante nella storia del Paese - aggiunge il porporato - tutto il popolo è in festa. Adesso si apre un nuovo cammino verso il futuro. Mi sembra che sia stato un regalo di Natale ricevuto un pò prima dell'arrivo della festa". In un comunicato della segreteria generale della Conferenza episcopale cubana, i vescovi dell'isola ringraziano "il Signore, alla vigilia di Natale, in quanto nuovi orizzonti di speranza illuminano la vita del popolo cubano, perché le buone relazioni senza tensioni tra i popoli così vicini sono il fondamento di un futuro promettente. Esprimiamo una gratitudine speciale a papa Francesco - sottolineano i vescovi - e ci auguriamo che la volontà espressa dai presidenti contribuisca al benessere materiale e spirituale del nostro popolo". Per l'Osservatore Romano la svolta nelle relazioni tra Cuba e Stati Uniti è "un passo importante per la pace, la democrazia e il rispetto dei diritti umani". Ed è stata "salutata con ampia soddisfazione anche dai due episcopati nazionali".Di "gioia per la liberazione dei prigionieri" parla anche monsignor Oscar Cantú, presidente della commissione giustizia e pace della Conferenza Episcopale Usa. "Il presule - riporta ancora l'Osservatore - sottolinea soprattutto come l'episcopato americano sia incoraggiato da azioni che 'favoriscono il dialogo, la riconciliazione, il commercio, la cooperazione e il contatto tra le nostre rispettive nazionì. Un percorso che dà ragione anche agli sforzi compiuti dallo stesso episcopato che da tempo chiede il ripristino delle relazioni diplomatiche".
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