mercoledì 17 febbraio 2016
Lo scontro tra Cina, da una parte, e Stati Uniti e diversi Paesi asiatici, dall'altra, per il controllo del Mar cinese meridionale (e del Pacifico) sta diventando sempre più pericoloso.
Pacifico, missili cinesi sulle isole artificiali
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Lo scontro tra Cina da una parte e Stati Uniti e diversi Paesi asiatici, dall'altra, per il controllo del Mar cinese meridionale (e quindi di parte del Pacifico) è in atto da anni. Ma adesso la tensione sta salendo sempre più rapidamente pericolosamente. L'area contesa tra le isole Spratly e Paracel torna a essere la miccia che accende i fuochi della polemica tra Washington e Pechino, mentre gli altri Paesi della regione osservano con crescente preoccupazione l'attivismo cinese. La Repubblica popolare, secondo quanto riferiscono varie fonti, ha dislocato nella principale delle Paracel batterie di missili antiaerei. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, non conferma né smentisce, ma afferma che nell'area ci sono "limitate strutture di difesa" in linea con le leggi internazionali e che non implicano una "militarizzazione" della regione. Nel frattempo, e non pare causale, l'agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha lanciato un attacco contro gli Usa, sostenendo che le sue attività navali militari "Fon" ("Freedom of Navigation") sono "provocazioni" con le quali viene messa a rischio la "fiducia reciproca". Perché l'area contesa è importante L'area contesa è importantissima per tutte le parti in causa. Secondo gli analisti, ospita importanti riserve energetiche, ma soprattutto è fondamentale perché vi passa un terzo del petrolio mondiale e il suo controllo, compresa la possibilità di bloccare i traffici, dà un vantaggio strategico cruciale nella regione ed è in un certo senso vitale per Pechino. Non a caso la Repubblica popolare non sta badando a spese per consolidarvi la sua presenza, anche costruendo isole artificiali con piste d'atterraggio per i suoi aerei. Isole artificiali che fanno infuriare gli Stati Uniti e il Giappone, ma anche gli ambientalisti che temono un eccessivo impatto sull'equilibrio marino. Immagini satellitari In quanto all'ultimo motivo del contendere, La Fox, basandosi su immagini satellitari, ha riferito che la Cina ha collocato sull'isola di Woody (Yonxing) due batterie da otto lanciamissili e un sistema radaristico. Si tratterebbe di razzi HQ-9, un sistema antiaereo dalla gittata di 200 km. Taiwan, uno dei paesi che, assieme a Brunei, Vietnam, Malaysia e Filippine contende a Pechino l'area, ha confermato: "Il ministero della Difesa ha notizia di un sistema di difesa aerea missilistica dispiegato dai comunisti cinesi sull'isola Yongxing".

Gli Stati Uniti: difendiamo la libertà di navigazione Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiarito che comunque gli Usa "continueranno a volare, a navigare e ad operare ovunque il diritto internazionale lo permetta", ribadendo insomma la nozione di difesa della "libertà di navigazione" in base alla quale gli Usa giustificano l'invio di mezzi militari nell'area contesa.

Ma Pechino vuole la sovranità sul Mar cinese meridionale Tra Obama e il governo del presidente Xi Jinping ci sono insomma punti di vista difficilmente conciliabili tra loro. Il rischio, a questo punto, è che alle parole stiano seguendo i fatti e che si stia producendo una militarizzazione della contesa. In questo senso, non tranquillizzano le precisazioni del ministro degli Esteri cinese Wang Yi in una conferenza stampa a Pechino, dove ha incontrato la sua omologa australiana Julie Bishop (accolta, a sua volta, da un preventivo invito a non immischiarsi nelle questioni del Mar cinese meridionale). Wang ha rivendicato il dispiegamento di "limitate strutture di difesa" sulle isole Nansha (cioè le Spratly), sostenendo che non rappresentano una "militarizzazione" della regione e che sono "in linea con la legge internazionale, la quale garantisce a ogni stato sovrano ogni stato sovrano ha il diritto all'auto-protezione e all'autodifesa". Come a dire: il Mar cinese meridionale è nostro, quindi possiamo metterci le strutture di difesa che vogliamo.Paesi asiatici preoccupati Al di là delle schermaglie Pechino-Washington, bisognerà anche vedere quanto gli altri Paesi asiatici coinvolti nella contesa sono disposti a tollerare. Nel vertice Asean (Associazione delle nazioni del Sudest asiatico) di Sunnylands, Obama e i 10 leader Asean hanno auspicato in un comunicato congiunto una "soluzione pacifica". Tuttavia le inquietudini di queste nazioni sono forti. Le Filippine hanno chiesto un arbitrato Onu (che Pechino però non riconosce) e potrebbero condurre operazioni congiunte di pattugliamento "Fon" con gli americani.In Vietnam manifestazioni anticinesi Non è, poi, un caso che oggi le autorità del Vietnam non abbiano impedito una manifestazione ad Hanoi dai toni fortemente anti-cinesi in memoria della breve ma sanguinosa guerra iniziata il 17 febbraio 1979, quando le forze di Pechino invasero il paese del Sudest asiatico da poco reduce dalla guerra con l'America.

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