martedì 22 luglio 2014
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È con profonda preoccupazione che il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) guarda all'esodo dei cristiani dalla città irachena di Mosul. "È una tragedia sia per i cristiani sia per i musulmani", ha dichiarato il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Cec."È con grande dolore che assistiamo a quella che sembra la fine della presenza cristiana a Mosul, in un luogo che è stato sede di una comunità cristiana fin dai primissimi secoli del cristianesimo", ha aggiunto Tveit. La minaccia dell'autoproclamato Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) di passare per le armi i cristiani, a meno che non si convertano all'islam, paghino la jizya (la tassa di compensazione per i non musulmani) o lascino la città, riguarda anche altre minoranze religiose. Per questo Tveit ha invocato le preghiere di tutte le Chiese membro del Cec "per l'intero popolo iracheno, specialmente per chi, appartenendo a una minoranza religiosa, tanto cristiana quanto musulmana, è costretto a lasciare la propria casa".Tveit ha infine ricordato una recente dichiarazione del Comitato centrale del Cec, riunitosi a inizio luglio a Ginevra, che esprimeva il sostegno dell'intero movimento ecumenico alle Chiese cristiane irachene, auspicando per l'intera regione "l'inizio di un processo politico inclusivo per rafforzare i diritti umani fondamentali, con particolare riferimento alla libertà religiosa".
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