lunedì 10 novembre 2014
​Domenica la consultazione, meramente simbolica, per l'indipendenza della regione, alla quale hanno preso parte all'incirca il 40% degli "aventi diritto". Il primo ministro Rajoi presenta una denuncia. El Pais: la magistratura perseguirà gli organizzatori.
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L'80 per cento dei quasi due milioni di persone che hanno preso parte al referendum catalano hanno votato a favore dell'indipendenza della ricca regione spagnola. È quanto emerso dai risultati comunicati poco dopo la mezzanotte di ieri dalla vicepresidente del governo catalano, Joana Ortega. Il presidente della Generalitat, Artur Mas, che ha definito "un successo totale" la consultazione, ha già lanciato al premier Mariano Rajoy la richiesta per negoziare "un referendum vero" sullo status della Catalogna.Le schede elettorali ponevano agli elettori due quesiti: "Volete che la Catalogna sia uno Stato?"; e, in caso affermativo: "Volete che lo Stato sia indipendente?". L'80,72 per cento di coloro che si sono recati alle urne ha votato sì a entrambe le domande, per tanto vogliono che la Catalogna sia uno Stato e che questo sia indipendente. Il 10,11% ha votato perché la Catalogna sia uno Stato, ma non per la sua indipendenza. Mentre il no a entrambe le domande ha raggiunto appena il 4,55%. La partecipazione alla consultazione, che era meramente simbolica, è stata di oltre 2 milioni di persone, ma il governo catalano si aspetta che arrivi a 2.250.mila persone, perché alcune urne rimarranno aperte alcuni giorni. Potevano partecipare i maggiori di 16 anni, che in tutta la Catalogna sono 4,5 milioni. Dunque la percentuale di votanti tra gli aventi diritto teorici è tra il 40 e il 50%. E oggi si è saputo che la magistratura spagnola non ha interferito con lo svolgimento del referendum indipendentista in Catalogna, malgrado la Corte Suprema ne avesse ordinato la sospensione, ma perseguirà chi lo ha organizzato. Lo scrive il sito del quotidiano El Pais, spiegando che già ieri all'apertura dei seggi sono arrivate al tribunale di Barcellona le denunce presentate da esponenti del Partito Popolare (PP) del primo ministro Mariano Rajoy, della formazione xenofoba Piattaforma per la Catalogna e di Unione, Progresso e Democrazia (UPyD), nuovo partito formato da fuoriusciti socialisti.
I giudici hanno stabilito che non vi erano ragioni di ordine pubblico per intervenire immediatamente con mezzi che sarebbe risultati "sproporzionati", ma che sarebbe stata avviata un'inchiesta per stabilire se "autorità e funzionari" stavano compiendo un reato con l'organizzazzione del referendum.
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