martedì 23 settembre 2014
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I giovani musulmani, dall'Europa, dicono no all'Isis, e alle pratiche terroristiche messe in atto dai combattenti dello Stato islamico. Lo fanno sul web e il “codice” è quello che la rete sa meglio recepire e amplificare: una foto e un messaggio chiaro, da rilanciare sui social: ashtagh #NotInMyName, “non nel mio nome”. Una presa di distanza chiara contro il modo di agire del Califfato, che ha preso le mosse in Gran Bretagna grazie alla Active Change Foundation e che si unisce alle manifestazioni nate in diverse parti del mondo: dalla preghiera nelle moschee in Germania, alle fiaccolate per la pace (l'ultima due giorni fa a Milano).

Gli islamici moderati ci mettono la faccia, per ricordare che l'Isis non è l'Islam e che loro non si sentono rappresentati dallo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Ecco perché gli attivisti della protesta hanno scelto di utilizzare le stesse piattaforme usate dal Califfato per terrorizzare il mondo, come Twitter e YouTube.

Internet, ancora una volta, si rivela uno strumento prezioso per dar voce e trasformare in compagine un universo ampio. Una campagna simile è stata quella per riporate a casa le oltre 200 studentesse nigeriane rapite da Boko Haram: nei mesi scorsi "Bring Back Our Girls" è diventato uno slogan di portata mondiale.
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