giovedì 3 aprile 2014
​​Allarme dell'Onu. Guterres (Unhcr): impatto devastante per il piccolo paese. Venti combattenti giustiziati nei pressi di Hasaka. Il ministro Mogherini: crisi umanitaria.
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Il numero di siriani fuggiti dal loro Paese e che si sono registrati come rifugiati in Libano ha superato il milione: l'allarme è dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), secondo cui adesso i siriani in Libano sono un quarto della popolazione locale. Il dato, secondo l'Unhcr, è "una pietra miliare devastante, peggiorata dal rapido scemare delle risorse e da una comunità ospite così stressata da essere a un punto di non ritorno". Il minuscolo Libano è ora diventato il Paese con la più alta concentrazione pro capite di rifugiati al mondo. "L'afflusso di un milione di rifugiati sarebbe un problema per qualsiasi nazione. Per il Libano, un piccolo Paese irto di difficolà, l'impatto è devastante", ha concluso il capo dell'Unhcr, Antonio Guterres, in un comunicato. Intanto non si placano gli episodi di violenza in Siria. Una ventina di combattenti siriani e di altre nazionalità sono stati giustiziati nelle ultime ore nel nord-est della Siria da miliziani qaedisti impegnati nel sostenere la contro-insurrezione in corso nel Paese. Lo riferiscono attivisti di Hasaka, capoluogo della regione nord-orientale a maggioranza curda e teatro di scontri tra ribelli e miliziani qaedisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis). Le fonti affermano che i 20 combattenti giustiziati con colpi di arma da fuoco nella località di Atshana, a sud di Hasaka, appartengono a gruppi di ribelli islamici e che questi si erano rifiutati di rispondere all'ordine di Isis di combattere contro Jabhat an Nusra, formazione qaedista siriana rivale di Isis e alleata degli insorti contro il regime di Damasco. Della guerra civile in Siria si è occupata oggi il ministro deglii Esteri Federica Mogherini definendola quella che la preoccupa di più: lo ha dichiarato la stessa titolare della Farnesina, al Forum organizzato dall'Aspen Institute Italia. È "un'area in cui le tensioni con la Russia possono avere conseguenze", ha osservato, e un'area di grande allarme perché "dopo 3 anni la situazione non è migliorata e c'è una sensazione di frustrazione molto forte". "La situazione umanitaria peggiora di giorno in giorno e gli unici passi in avanti, anche lenti, sono stati quelli nell'eliminazione delle armi chimiche", ha proseguito il ministro, ricordando che l'eliminazione dell'arsenale chimico siriano potrebbe "non risolvere il problema". "Non so se (il presidente siriano, Bashar, ndr) al-Assad farà parte del dibattito che ci porterà alla soluzione", ha aggiunto, ma "l'unica cosa chiara è che non si può andare avanti come abbiamo fatto finora".
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