mercoledì 1 ottobre 2014
​La donna aveva chiesto aiuto al Papa per sottrarre all'esecuzione la figlia. «Bisogna insistere, non dimenticateci». E la campagna per Reyhanen va sul web.
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Non ha lasciato indifferente il mondo l'appello della madre di Reyhaneh, la giovane iraniana condannata a morte per impiccagione per aver ucciso l'uomo che sette anni fa cercava di stuprarla. Reyhaneh è diventata protagonistam, in queste ore, di una vasta mobilitazione sui social network. Su Twitter sta circolando l'hashtag #SaveReyhanehJabbari, con l'appello alle autorità di Teheran di salvare la vita della 26enne. Su Facebook è stata aperta una pagina dedicata a Reyhaneh con migliaia di messaggi di solidarietà e oltre 7.500 iscritti.Per scongiurare l'esecuzione della condanna a morte, inizialmente prevista per martedì 30 settembre e poi rinviata di 10 giorni, si sono mosse anche organizzazioni internazionali come Amnesty e Human Right. In Italia la mobilitazione è stata rilanciata dalla Comunità di Sant'Egidio. "La pena di morte - ha detto il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo - è sempre inaccettabile".  Intanto la donna ha lasciato il carcere di Rajaishahr, ad ovest di Teheran, dove era stata trasferita per essere impiccata ed è stata riportata alla prigione “Gharchak” di Varamin, a sud della capitale. Martedì la madre della ragazza, Sholeh Pakravan, aveva lanciato un disperato appello, attraverso Aki-Adnkronos International, rivolto alle «mamme italiane», ai «politici italiani» e alla Santa Sede. «Chiedo alle mamme italiane di dimostrarmi la loro vicinanza e di attivarsi perché mia figlia torni a casa», ha detto la donna. «A me non è data la possibilità di mettermi in contatto con i governanti del mio Paese e chiedo quindi ai politici italiani che siano loro a fare arrivare la mia voce alle autorità iraniane. E chiedo al Pontefice di pregare per la mia bambina e al Vaticano di mettersi in contatto con le autorità religiose del mio Paese, aiutando così una madre disperata». Monsignor  Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, aveva assicurato che «questa richiesta pressante non rimarrà inascoltata ». Anche il ministro degli Esteri Mogherini aveva assicurato il suo impegno e aveva aggiunto di aver trasmesso alle autorità iraniane l'augurio «nel pieno rispetto delle procedure iraniane che ha sentenza possa essere riesaminata».
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