martedì 11 dicembre 2012
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Chi sperava che il lungo braccio di ferro che lo ha contrapposto alla magistratura e alla piazza, potesse ammorbidire le posizioni del presidente egiziano Mohamed Morsi ha subito ieri una cocente delusione. Il nuovo “faraone” non solo non arretra, ma rilancia. Chiamando l’esercito al suo fianco nel contenere (e reprimere) la piazza, investendolo di fatto di ruolo di garante dell’intera operazione di voto. Da oggi fino all’appuntamento cruciale di sabato, quando il Paese sarà chiamato a pronunciarsi sul controverso referendum costituzionale.La stessa decisione di ritirare il decreto che gli conferiva i “super-poteri” sostituendolo con uno più morbido – il nuovo testo elimina la parte riguardate i poteri del presidente in caso di emergenza nazionale, ma lascia inalterata l’inappellabilità di tutte le sue dichiarazioni costituzionali – è stato giudicato come un’operazione cosmetica da parte dell’opposizione. E, come tale, da rispedire al mittente.La nuova “mossa” di Morsi come inciderà sui già fragili equilibri istituzionale del Paese? Il presidente ha di fatto conferito all’Esercito poteri di polizia, compreso quello di effettuare direttamente gli arresti. Di fatto un modo per cooptarlo nella gestione della crisi, che arriva a pochi giorni di distanza dalla (minacciosa) dichiarazione di sabato quando le Forze Armate hanno invitato il Paese al dialogo, pena «l’ingresso in un tunnel oscuro».Un messaggio, quello di Morsi, neanche tanto velato ai suoi oppositori. Nel decreto – che sarà pubblicato oggi nella Gazzetta Ufficiale egiziana ma i cui contenuti sono stati anticipati ieri – si ordina poi ai militari di prestare piena «collaborazione» alle forze dell’ordine fino all’ufficializzazione dei risultati referendari. Nel tentativo di recuperare il rapporto con la piazza, Morsi ha poi sospeso l’aumento della tassazione su una serie di prodotti, tra cui alcol e sigarette. L’aumento delle tasse rientravano nelle modifiche di bilancio che l’Egitto si è impegnato ad attuare per garantirsi un prestito di 4,8 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale. L’opposizione ha confermato il suo “no” alla politica presidenziale. Domani cercherà una nuovo prova di forza scendendo in strada. Lo scopo è sempre quello: “neutralizzare” politicamente il referendum che la potente macchina organizzativa dei Fratelli musulmani si sta già attrezzando a vincere. Durante la campagna elettorale della Fratellanza, cominciata sul suo sito Web con lo slogan «sì ad una buona Costituzione», saranno mostrati anche video sui lavori dell’assemblea costituente.
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