giovedì 26 novembre 2015
​Summit tra alleati storici: nessun Paese è al riparo  Il cancelliere: «Il Daesh non si batte con le parole».
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«Desidero che la Germania possa impegnarsi ancora di più nella lotta  contro il Daesh in Siria e in Iraq». Ieri sera, all’Eliseo, al fianco del cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente francese François Hollande non ha impiegato troppe circonlocuzioni per reclamare che il famoso “motore franco-tedesco” possa brillare almeno parzialmente pure nel quadro dello sforzo francese per costituire una nuova e più vasta coalizione anti-jihad. Ieri, la Germania ha specificato il proprio sostegno in Mali, con l’invio previsto di 650 effettivi, i quali potrebbero ancora crescere, come si è appreso in serata. Parigi, inoltre, aveva già incassato un sostegno logistico pure da Londra, che ha offerto la disponibilità della base britannica a Cipro, oltre alla possibilità di sostegno per i rifornimenti dei caccia transalpini: sostegni, questi ultimi, che potrebbero tuttavia rivelarsi superflui, dato che la Francia ha già inviato al largo delle coste siriane la portaerei Charles de Gaulle, architrave dell’arsenale convenzionale, triplicando così le proprie capacità di bombardamento.  A fungere da simbolo dell’incontro Hollande-Merkel di ieri sera è stata pure la volontà dei due leader di raccogliersi assieme e di deporre delle rose bianche a Place de la République, divenuta uno dei luoghi simbolo delle stragi, come il teatro Bataclan, dove invece era stato lunedì il premier britannico David Cameron ad affiancare «spalla a spalla» il capo dell’Eliseo. «Saremo più forti del terrore. Non potremo battere il Daesh con delle parole» ha avvertito Merkel, lasciando al presidente francese il compito di lanciare nuovi avvertimenti: «Nessun Paese è al riparo da attacchi terroristici», ha in- sistito, nel quadro della sua complessa opera di persuasione ormai su scala planetaria, dopo la trasferta di martedì a Washington e in vista di quella di questo pomeriggio a Mosca per un delicato faccia a faccia con il presidente Vladimir Putin. Prima, questa mattina alle 8, anche il premier Matteo Renzi giungerà all’Eliseo. Come si è cominciato a comprendere nelle ultime ore, l’impresa francese è tutt’altro che agevole, tanto che nei corridoi diplomatici parigini c’è già chi corregge il tiro, evocando la prospettiva di una «cooperazione» militare, più che di una coalizione vera e propria. Secondo molti analisti, anche la volontà più intensa dell’Eliseo non potrà schivare le numerose incognite della complessa equazione mediorientale. Di certo, fino all’inizio della conferenza sul clima a Parigi, e probabilmente pure durante l’appuntamento, Hollande non perderà occasioni per rendere sempre più multilaterale la la risposta al terrorismo. Lo dimostra la volontà di recarsi domani pure al Vertice del Commonwealth a Malta, dopo l’omaggio solenne mattutino alle vittime in una capitale che Hollande vuole tappezzata di tricolori, come nuovo simbolo forte d’unità nazionale. A proposito del Mediterraneo, il capo dell’Eliseo ha ricordato ieri sera pure il «dovere di accogliere i rifugiati» mediorientali che cercano scampo dall’orrore.In base alla “clausola di solidarietà” prevista dal Trattato Ue di Lisbona, all’articolo 42.7, che era stato formalmente invocato da Hollande davanti alle camere riunite, tutti i membri Ue hanno promesso alla Francia un sostegno militare 'diretto o indiretto' alle operazioni all’estero, ha annunciato ieri il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian. Ma a parte la Germania, si attendono ancora le precisazioni di tutti i partner continentali. Intanto, nel pomeriggio, l’Assemblea Nazionale ha avallato il prolungamento dei raid aerei contro le basi terroristiche del Daesh in Siria e in Iraq. Solo 4 i voti contrari, contro 515 favorevoli.
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