martedì 21 febbraio 2012
​Padre Issac, della diocesi di Quilon, l’odierna Kollam: «Erano entrambi di Moothakara
Con il vescovo, monsignor Roman, siamo andati a portare consolazione ai parenti»
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Il Kerala è lo Stato indiano con la più alta concentrazione di cattolici, che qui sono oltre il 20% dei suoi 32 milioni di abitanti, ed è il cuore della comunità di rito Siro-malabarico da cui proviene anche il nuovo cardinale George Alencherry.Dal pomeriggio di mercoledì, le proteste, le richieste di giustizia e anche di condanna sono state numerose in questo lembo estremo meridionale dell’India, aperto sul mare e da cui provenivano i due pescatori uccisi, Ajesk Binki, 25 anni e Jalastein, 45. A confermarlo, come a confermare il dolore della comunità cattolica locale, la testimonianza rilasciata all’Agenzia Fides da padre John Jerry Issac, cancelliere della diocesi di Quilon, l’odierna Kollam, sotto la cui giurisdizione legale si trovano oggi i nostri marinai e i fucilieri del battaglione San Marco in stato di fermo. «I due pescatori uccisi nell’incidente che vede coinvolti i militari italiani erano entrambi cristiani di Moothakara. La famiglia di uno di loro abita nella nostra diocesi di Quilon. Con il vescovo, monsignor Stanley Roman, siamo andati a portare consolazione alla famiglia, sconvolta dal dolore. È una tragedia per la nostra piccola comunità, dove la pesca è il primo mezzo di sussistenza».La reazione della comunità non è stata in fondo diversa da quella del resto degli indiani, con «una forte richiesta di giustizia alle autorità civili». «Non si vuole che l’episodio passi nell’impunità», conferma il sacerdote che però sottolinea come questo non sia «il primo episodio del genere, in cui a soccombere sono pescatori locali: vittime, in casi diversi negli ultimi mesi, di grandi navi commerciali». Padre Issac rimarca anche un pericolo: «C’è il rischio – dice – che alcuni leader politici vogliano sfruttare l’episodio ai fini di propaganda, dato che nei prossimi mesi si terranno le elezioni nello stato. Come Chiesa locale, speriamo vengano seguite tutte le vie e le procedure nel rispetto della legalità e della giustizia, per rendere un buon servizio alla verità». Infine, una minoranza come quella cristiana non può non tenere conto di un contesto in sé già difficile che rischia di diventare esplosivo se la “giustizia” non fosse quella prospettata dalle autorità e si trattasse di una colpa forse attribuita con leggerezza. Lo Stato del Kerala, è infatti tra quelli più interessati da episodi di intolleranza religiosa dopo le violenze che nell’agosto-settembre 2008 hanno colpito lo Stato di Orissa. In questa situazione, il vescovo Roman ha già in passato invitato i fedeli alla calma, «a sopportare con pazienza violenze e persecuzioni», preoccupato per le minacce portate «dalla crescita dei diversi estremismi religiosi» alle comunità cristiane e alla convivenza. Va comunque chiarito che anche da parte delle nutrite comunità cristiane del Kerala non esistono preconcetti particolari verso il nostro Paese, né sono emersi in questi giorni tesi. Il rischio di strumentalizzazione della situazione è alto, ma l’India ha saputo dimostrare in altre occasioni di avere gli «anticorpi» per arrivare alla verità in spirito di giustizia e di tolleranza.
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