lunedì 14 luglio 2014
​​I jihadisti rubano il greggio in Iraq e Siria per rivenderlo a prezzi concorrenziali. Camille Eid
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​Affari miliardari in perfetto stile narcos sudamericani. Oltre a un immenso arsenale, i jihadisti dello Stato islamico (Isis) sono riusciti ad assicurarsi un notevole potere finanziario. Grazie ai numerosi giacimenti petroliferi presenti nelle zone finite sotto il loro controllo, gli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi possono ora dire addio al faticoso “lavoro” di raccolta di “donazioni private” o di saccheggio delle banche.L’espansione sul terreno dell’organizzazione terroristica ha infatti seguito, assicurano gli esperti, la mappa delle sacche di greggio, che ora le frutta un milione di dollari al giorno. In Iraq, i terroristi hanno messo le mani agli oleodotti della provincia di Salahuddin e sperano di riprendere la centrale petrolifera di Baiji, tra Mosul e Tikrit, che fornisce energia alla stessa Baghdad, ripresa dall’esercito iracheno dopo una durissima battaglia. Qui, in mancanza di tecnologia avanzata e personale addestrato, i jihadisti si limitano a rubare il greggio dagli oleodotti. Ogni giorno, affermano fonti irachene, almeno 60 autocisterne cariche di greggio venduto ai contrabbandieri di dirigono verso il Kurdistan iracheno, poi da lì verso la Turchia o l’Iran. Calcolando una cifra tra 10mila e 14mila dollari per singola autocisterna, il conto del mercato nero è presto fatto. Le misure adottate dalle autorità irachene per contrastare il traffico sono risultate inutili, come l’arresto dei conducenti, successivamente rilasciati per scioglimento dei tribunali. In Siria, invece, gli uomini dell’Isis hanno sottratto alle fazioni rivali nove sui dieci campi petroliferi presenti nella provincia di Deir Ezzor, il 60 per cento di quelli siriani, e puntano ora alla conquista dei ricchi pozzi di Rumeilan, nella provincia di Hasake, controllati dalle milizie curde locali. Campi che gestiscono con mezzi primitivi che riducono a un decimo la produzione normale, ossia circa 20mila barili al giorno, ma che fruttano comunque 250mila dollari al giorno. Come? Incassando gli introiti della vendita del greggio a prezzi super concorrenziali: 12 dollari al barile per il grossista (al posto dei precedenti 40 richiesti dal Fronte al-Nusra) al quale viene imposto un prezzo di vendita al pubblico a 18 dollari. Una strategia che consente all’Isis di riscuotere ampi consensi tra la popolazione. Human Rights Watch (Hrw) ha denunciato ieri l’esecuzione sommaria di almeno 255 prigionieri sunniti, inclusi almeno 8 minorenni, da parte delle forze armate irachene e delle milizie a loro affiliate. «Mentre il mondo giustamente denuncia le atrocità commesse dall’Isis, ha detto un responsabile di Hrw, non si possono chiudere gli occhi di fronte alle uccisioni settarie messe in atto dal governo e dalle forze filogovernative».
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