sabato 2 maggio 2015
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“L’Europa ha l’occasione di imparare molto dagli Stati Uniti. Può capire che cosa non fare. La nazione-crogiolo per antonomasia, da decenni, ha trasformato la politica migratoria in una politica di sicurezza, volta semplicemente ad arrestare il flusso. Il punto è che non è riuscita a farlo. Il muro e i 22mila agenti schierati dagli Usa al confine non hanno bloccato i migranti che continuano ad entrare”. Óscar Martínez conosce le pieghe invisibili della frontiera più trafficata al mondo, quella che separa gli Usa dall’America Latina. Il giornalista salvadoregno – reporter dell’autorevole El Faro ­– si è mescolato decine di volte al mezzo milione di centroamericani che, ogni anno, attraversa il Messico nella disperata corsa verso il sogno americano. Il percorso si rivela, però, un incubo, a causa dei soprusi della autorità, della violenza dei banditi e soprattutto della pressione dei narcotrafficanti che “governano” il corridoio messicano. In questi cinquemila chilometri i migranti si trasformano da persone in business. Grazie alla complicità delle autorità e di buona parte dell’opinione pubblica, che finge di non vedere. Martínez lo ha toccato con mano nei suoi viaggi. E per questo riesce a raccontarlo senza retorica in “La Bestia”, pubblicato da Fazi. Per il libro-reportage, il reporter ha appena ricevuto in Italia il premio internazionale Marisa Giorgetti.

I muri – gli Stati Uniti ne sono la dimostrazione – non occorrono. Quale può essere una politica migratoria efficace e umana?La migrazione dipende dalle devastate condizioni delle terre d’origine. È, dunque, più intelligente investire in progetti di sviluppo nelle nazioni di provenienza piuttosto che blindare i confini. Non si può frenare la migrazione: la militarizzazione produce solo maggiori rischi per gli irregolari. E’ possibile, invece, ordinare il flusso. Aprendo canali, magari temporanei, di entrata legale. Ad esempio, negli Usa, i permessi di lavoro agricolo, della durata di due anni, funzionano bene: nessuno rimane nel Paese alla scadenza, nel timore di perdere la possibilità di tornare regolarmente in seguito.

Perché i centroamericani fuggono da El Salvador, Honduras e Guatemala?La migrazione verso gli Usa è un fenomeno storico. La gente se ne va perché non è stata risolta nessuna delle emergenze che dalla fine delle guerre civili devastano questi Paesi: diseguaglianza feroce, miseria e violenza. Anzi, i problemi ­– soprattutto la violenza – si acuiscono.

La scorsa estate, il Messico ha varato il Piano Frontiera Sud per frenare l’esodo dal centroamerica. Come lo valuta? In tale pacchetto sono contenute alcune delle misure “umanitarie” più bizzarre che abbia mai sentito. Dato che i migranti viaggiano sul tetto dei treni merci, il governo ha ordinato di aumentare la velocità delle locomotive e di ridurne le soste nelle stazioni per impedire che vi salgano. Con l’unico risultato di aumentare i pericoli per gli irregolari. Questi ultimi non desistono, bensì scelgono rotte isolate, dove diventano facile preda dei narcos. Si nota, dunque, un cambiamento nei percorsi migratori ma il flusso è rimasto uguale.

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