sabato 23 luglio 2016
L’orrore: la sposa bambina afghana vittima di continue violenze e abusi. Le accuse del padre: mia figlia è stata maltrattata fin dal primo giorno del suo matrimonio. (Stefano Vecchia)
Il dramma di Zahra arsa viva a 14 anni
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L’avevano costretta al matrimonio a 12 anni come merce di scambio tra famiglie ed è morta sabato scorso per le terribili ustioni riportate insieme al bambino che portava in grembo. Dopo una corsa disperata dalla provincia centrale di Ghor verso l’ospedale di Kabul, durata due giorni, si è compiuta così la sorte della 14enne Zahra, probabilmente bruciata viva, vittima della famiglia del marito, anche se la polizia non esclude un suicidio motivato dalla vergogna o dalla disperazione. Zahra era stata ceduta «in cambio di una nuova moglie per suo padre», ovvero la sorella di suo genero, ha riferito il portavoce del governatore di Ghor, Abdul Hai Khatibi. Un matrimonio breve e segnato da abusi, maltrattamenti e percosse che potrebbe aver portato la giovane a immolarsi con il fuoco.  A confermare le violenze, ma anche l’ipotesi di omicidio volontario, il padre Mohammad Azam, secondo cui la figlia era stata maltrattata fin dal primo giorno del suo matrimonio ed è stata infine torturata e bruciata dalla famiglia del marito. Alla sua testimonianza riportata dall’emittente televisiva Tolo si è associata quella della donna presa in moglie per un accordo però sconfessato dai parenti d’origine che hanno deciso quindi di rifarsi su Zahra nel modo più brutale. Lei stessa ha indicato come nessuno avesse «prestato la minima attenzione a Zahra, anche quando è stata accoltellata, picchiata e molestata». Nei giorni successivi il decesso della 14enne, diverse organizzazioni per la difesa dei diritti dei minori hanno sollecitato il governo di Kabul a un’azione incisiva. Tra questi Farida Naseri, attivista per la condizione femminile a Ghor, che ha denunciato nella provincia «una crescente violenza contro le donne». La Commissione indipendente per i diritti umani in Afghanistan (Aihcr), che pure ha chiesto un’inchiesta sul caso, e ha ricordato i dati da essa raccolti per lo scorso anno: 235 matrimoni precoci denunciati, di cui la metà di bambi- ne fra gli 11 e i 15 anni e il 7% dei casi fra i 7 e i 10 anni. Anche Save the Children ha sollecitato il governo afghano a mettere fuorilegge i matrimoni in età puberale e prepuberale, che fanno delle bambine merce di scambio nei rapporti tra famiglie e clan e negano loro ogni individualità. Il contesto che favorisce questa situazione è una società arcaica che non si fa scrupolo di usare i minori, le femmine in particolare secondo principi considerati inviolabili, sovente supportati da una pretesa adesione ai dettami coranici. Problematiche che alimentano la pessima situazione dei diritti umani in Afghanistan e del confinante Pakistan dove, sempre sabato scorso, la nota modella, attivista e blogger Qandeel Baloch è stata strangolata dal fratello per punirla delle immagini che la 26enne aveva postato su Facebook per una scelta provocatoria ma libera. In Pakistan sono un migliaio le donne vittime ogni anno dei “delitti d’onore”; almeno 500 le uccisioni, punta dell’iceberg di violenze raramente sanzionate perché sono le famiglie stesse a perdonare i killer e consentire loro di evitare una condanna. Una situazione che sta portando però a una reazione, come dimostra la volontà del governo pachistano a guida islamica moderata di far passare entro poche settimane in Parlamento una legge che renda reato violenze e uccisioni motivate dalla difesa dell’onore familiare e ne punisca severamente i colpevoli.
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