mercoledì 2 luglio 2014
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​«Abbiamo pregato per un miracolo e purtroppo si è verificata una tragedia». Sono le parole più distensive dell’intera giornata ieri durante i funerali dei ragazzi israeliani rapiti e uccisi nei Territori Palestinesi, e a pronunciarle è stato il presidente emerito Simon Peres. Presente alla cerimonia di sepoltura nel cimitero di Modein, vicino Tel Aviv, dove sono si sono svolti i funerali Naftali Frenkel, Gilad Shaar e Eyal Yifrach. Peres ha abbracciato il padre di Naftali, ritrovato morto in un fosso assieme agli altri due ragazzi, lunedì scorso, dopo le ricerche iniziate in seguito alla scomparsa il 12 giugno scorso. I tre erano stati rapiti nei pressi di Betlemme sull’autostrada che solitamente usano solo gli israeliani mentre facevano l’autostop. Lunedì scorso i loro corpi sono stati trovati in un fosso vicino Hebron, città dove studiavano in una scuola religiosa. A Modein si sono radunate decine di migliaia di persone, i genitori delle vittime e le massime cariche dello Stato. Il premier Benjamin Natanyahu ha proclamato quella di ieri giornata di lutto nazionale. Una data indimenticabile.Durante i 18 giorni di attesa, si sperava che fosse il “solito” rapimento, uno di quelli che avrebbe portato a uno scambio di prigionieri molto svantaggioso per Israele nell’ambito di patti e negoziati che i due nemici storici hanno imparato a gestire. Da una prima ricostruzione dell’omicidio pare che l’intenzione fosse proprio quella, lo scambio di prigionieri, poi però sarebbe stata la telefonata partita dal cellulare di uno dei tre (per chiedere aiuto) a provocare l’uccisione da parte dei rapitori. I responsabili del sequestro li avrebbero uccisi per liberarsi dei corpi e non essere quindi rintracciati dopo la telefonata. Secondo una registrazione drammatica, diffusa ieri, Gilad, 16 anni, chiamando il numero d’emergenza della polizia israeliana avrebbe detto: «Mi hanno rapito». Nella stessa registrazione di sente poi un’intimazione in ebraico con accento arabo: «Giù la testa, abbassa la testa». Quindi si sono uditi gli echi soffocati di quelli che potrebbero essere cinque o sei colpi di arma da fuoco. Poi il suono della radio a tutto volume e infine la conversazione si tronca alle 22.25 del 12 giugno. Il centralino della polizia ha tentato invano di richiamare il numero alcune ore dal primo Sos, sottovalutando probabilmente il grido di allarme. Troppo sconvolte dal dolore le famiglie per aprire sterili polemiche, ma intanto alcuni membri della polizia sono stati sollevati dai loro incarichi. «Sono fiero di mio figlio – ha detto durante i funerali, il padre di Gilad –: ha mostrato prontezza di riflessi, eroismo, potenza, nei suoi ultimi minuti di vita».Secondo il governo israeliano sarebbero Marwan Qawasmeh e Amar Abu Eysha i presunti rapitori, vicini al partito islamico Hamas. La caccia all’uomo ha provocato anche raid aerei sia a Gaza che nei Territori: due i palestinesi uccisi sinora. «Voi siete dei malfattori – ha detto padre di Gilad – la nazione di Israele ha promesso che il vostro giorno arriverà. Non molleremo. Siamo qui e non potete cambiare questo. Siamo una nazione forte». E proprio un segnale di forza verrà cercato nelle prossime ore dal governo Netanyahu. Una forza che potrebbe addirittura portare ad un nuova guerra contro Gaza come auspicato da molte forze della maggioranza che si sono dette sconvolte dalla reazione troppo debole del premier. Gaza quindi si prepara al peggio, in attesa addirittura di un’invasione via terra, mentre dal Cairo sia il governo egiziano che la Lega Araba ammoniscono Israele: una rappresaglia su larga scala porterebbe a delle conseguenza imprevedibili. Per il momento sono state annunciate nuove colonie nei Territori Palestinesi dove ieri sono state rase al suolo le case dei due presunti assassini dei tre giovani coloni. In piena notte, mentre stava per scattare sulla Striscia di Gaza la rappresaglia dell’aviazione israeliana, l’esercito è entrato a Hebron e ha demolito le abitazioni di Marwan Qawasmeh e di Amer Abu Eishe, ancora latitanti, affiliati di Hamas, anche se finora non ci sono evidenze che i due abbiano agito con il placet del partito islamista.
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