mercoledì 20 gennaio 2016
Siccità e alluvioni: raccolti devastati. «Prezzi del cibo in crescita del 73%». Il Pam (Nazioni Unite): i Paesi più colpiti sono Malawi, Madagascar e Zimbabwe. Il missionario Piergiorgio Gamba: «Tutti fanno a gara a nascondere la grande paura».
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Quattordici milioni di persone sono minacciati dalla fame nell’Africa meridionale a causa di una siccità aggravata dal fenomeno del Niño. Il nuovo allarme per la regione è stato lanciato dal Programma alimentare mondiale (Pam). «A un raccolto scarso l’anno scorso è seguito un anno ancora peggiore per la siccità causata dal Niño», sottolinea l’agenzia dell’Onu per gli aiuti alimentari d’urgenza, spiegando che le previsioni sono «allarmanti ». «Il numero di persone senza cibo a sufficienza potrebbe salire nei prossimi mesi per l’arrivo della cosiddetta stagione di magra, quando viveri e prodotti dell’allevamento diventano ancora più scarsi », riferisce ancora il Pam. Il Paese più colpito è il Malawi, dove si stima che soffrano la fame 2,8 milioni di persone, pari al 16% della popolazione. A seguire il Madagascar, con circa 1,9 milioni di persone a rischio, e lo Zimbabwe (1,5 milioni), dove il raccolto dell’anno scorso è stato la metà dell’anno precedente. Secondo il Programma alimentare mondiale, i prezzi delle derrate sono aumentati a vista d’occhio nella regione, in alcuni casi perfino del 73%. Nelle ultime settimane, il Sudafrica, che in genere fornisce una grande parte di cereali nella regione, ha annunciato l’importazione di sei milioni di tonnellate di mais, per far fronte alla peggiore siccità nel Paese da 112 anni.  «La stagione caldissima ha tutti i segnali dei cambiamenti climatici che si riconoscono in tutti gli angoli del mondo. Tutti fanno a gara a nascondere la grande paura, e cioè che anche due settimane senza pioggia possano distruggere tutto il lavoro fatto con la semina nei campi – riferiva nei giorni scorsi da Balaka, in Malawi, il missionario monfortano Piergiorgio Gamba, responsabile di vari progetti di sviluppo –. Lo scorso anno a gennaio una drammatica alluvione ha provocato oltre 200 morti e lasciato dietro di sé almeno 230mila senza tetto, soprattutto al Sud. Ma alle inondazioni poi si alternano gravi periodi di siccità». Conseguenze climatiche che sono tipiche proprio del Niño. Ad ottobre, il Programma alimentare mondiale ha dato avvio proprio in Malawi ad una grande operazione di soccorso nel Paese, distribuendo tra l’altro sacchi di mais visto che in tanti non avranno cibo a sufficienza fino al prossimo raccolto a marzo. «Morire di inedia, morire di fame, è una cosa terribile ed inaccettabile», evidenzia da parte sua Tommy Simmons, fondatore di Amref Italia, che ha lanciato un appello per l’Etiopia. Oltre ai Paesi già citati sono a rischio Sud Sudan, Somalia, Sudan, ma l’agricoltura è in ginocchio anche in Nigeria, in Ciad, nella Repubblica Centrafricana e addirittura nel ricco Sudafrica. La lista prosegue ancora con Kenya, Uganda, Congo e Gabon. «Chi si occupa di queste cose – aggiunge Simmons – è al corrente della situazione e dei rischi da tempo e molti Paesi sono già molto in avanti con i preparativi per mitigare gli effetti del clima. Preoccupa però il massiccio costo attuale delle tante crisi in atto e le scarse risorse a disposizione della comunità internazionale per affrontare anche questa crisi. Purtroppo, se il 2015 è stato un anno terribile, anche per il 2016 per tanti le prospettive sono drammatiche, soprattutto nei Paesi più fragili afflitti da conflitti interni. Mentre periodicamente il mondo intero si ripromette “mai piu”, ciclicamente il mondo intero si risveglia e reagisce soltanto quando in troppi sono già caduti nel baratro».
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