lunedì 29 settembre 2014
L'altolà di Pechino: questione interna. Città paralizzata (VIDEO). Il cardinale Zen tra i dimostranti. LE IMMAGINI
SCHEDA Le ragioni della protesta
IL SIMBOLO La «rivoluzione dell'ombrello»
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Decine di migliaia di manifestanti hanno bloccato stamani le principali strade di Hong Kong, in una crescente protesta contro il sistema elettorale restrittivo imposto da Pechino. Serrande abbassate e metropolitane ferme, paralizzato il traffico. La polizia è intervenuta nella notte con gas lacrimogeni, spray al pepe e manganelli, ma non è riuscita a disperdere la folla. Molti pendolari non sono riusciti a recarsi al lavoro a causa delle strade bloccate e più di 200 linee di autobus sono state cancellate o deviate. Più tardi le autorità hanno annunciato il ritiro della polizia antisommossa, ma la rivolta nell'ex colonia britannica non accenna a placarsi.
La Chiesa a fianco dei manifestanti. Il governo di Hong Kong "metta la sicurezza personale dei cittadini al primo posto", limitando l'uso della forza e sforzandosi di ascoltare i giovani. È il desiderio espresso dal vescovo del Territorio, cardinale John Tong Hon, in un "appello urgente" diffuso questa mattina e rilanciato dall'agenzia AsiaNews. Pur avendo sempre invitato alla calma e al dialogo, la Chiesa cattolica di Hong Kong è compatta nel sostenere le richieste di democrazia della popolazione. Fra le figure pubbliche più impegnate a sostenere le richieste del movimento democratico Occupy Central vi è il vescovo emerito, cardinale Joseph Zen Ze-kiun, 82 anni.

Dopo aver pronunciato diversi discorsi pubblici a favore del sistema "un uomo, un voto", il presule è oggi nel cuore del distretto finanziario di Hong Kong insieme ai manifestanti. Qui, insieme a un gruppo di cattolici, ha tenuto un momento di preghiera.

«Occupy Hong Kong». La protesta, partita la settimana scorsa dagli studenti, si è allargata ieri con l'adesione del gruppo pro democrazia Occupy Central, che oggi ha detto di voler sostenere "il movimento spontaneo della gente di Hong Kong". Secondo le stime del movimento, sono scese in strada almeno 100mila persone. "Eravamo qualche centinaio, poi abbiamo visto migliaia di persone che bloccavano il traffico su Harcourt road per unirsi alla protesta. Questo va al di là di quanto speravamo", ha detto all'agenzia stampa Dopa Eddie Chung, uno degli organizzatori della protesta. "Occupy Central è diventato Occupy Hong Kong", ha aggiunto un manifestante.Pechino minimizza: «Questione interna». La Cina ha intimato agli Stati Uniti e alle altre nazioni straniere, inclusa l'ex potenza coloniale britannica, di non interferire negli affari interni di Hong Kong, perché si tratta di una questione cinese. "Hong Kong è cinese. È una regione cinese ad amministrazione speciale e gli affari di Hong Kong sono esclusivamente affari interni cinesi", ha dichiarato Hua Chunyng, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino.Londra ha infatti espresso preoccupazione per la situazione a Hong Kong e ha invitato le parti in causa a impegnarsi in "discussioni costruttive". Lo fa sapere il Foreign Office.Mentre il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, afferma che gli Stati Uniti seguono da vicino la situazione a Hong Kong e sostengono le aspirazioni della popolazione di Hong Kong. "Gli Stati Uniti chiedono moderazione alle autorità di Hong Kong con i manifestanti, ai quali chiedono di esprimere pacificamente le loro opinioni", ha affermato il portavoce, precisando comunque che il governo americano sostiene "le aspirazioni del popolo di Hong Kong e il suffragio universale, nel rispetto dei diritti fondamentali".
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