venerdì 3 giugno 2016
Oxfam rinnova l'appello alla Comunità internazionale per la fine immediata del blocco israeliano su Gaza, che è senza accesso ai servizi essenziali.
Gaza allo stremo dopo 9 anni di blocco
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A quasi 9 anni dal suo inizio, il blocco imposto da Israele su Gaza continua a distruggere la vita di 1,8 milioni di persone, privandole dei più basilari mezzi di sussistenza. Si tratta di una punizione collettiva e una negazione dei diritti che, senza garantire maggiore sicurezza a Israele, sta facendo piombare un intero popolo in una spirale di povertà di cui non si intravede la fine. Questa è la denuncia che arriva da Oxfam, che rinnova l'appello alla Comunità internazionale per la fine immediata del blocco israeliano su Gaza.

«Le limitatissime possibilità di circolazione per le persone e le merci hanno paralizzato la crescita economica di Gaza e di conseguenza la vita dei palestinesi, che da ormai quasi un decennio non hanno praticamente accesso ai servizi essenziali e vedono negati i loro diritti fondamentali. - afferma il responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia, Riccardo Sansone - Il blocco sta peggiorando una situazione già gravissima». "Mentre 75.000 persone ancora non possono tornare a casa, - continua Sansone - soltanto meno del 10% delle case distrutte sono state ricostruite e l'80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari internazionali per sopravvivere».

Pesanti gli effetti del blocco israeliano nella vita di tutti i giorni: commercio inesistente, famiglie divise e persone che non possono muoversi per curarsi, studiare o lavorare. L'Onu annuncia che entro il 2020 sarà praticamente impossibile vivere a Gaza per la mancanza di energia elettrica, il più alto tasso di disoccupazione al mondo e l'impossibilità per la popolazione di accedere anche a beni essenziali come cibo e acqua pulita.

Oxfam chiede perciò che la Comunità internazionale faccia pressione sul Governo israeliano per la fine immediata del blocco su Gaza.
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