giovedì 11 agosto 2016
​Secondo "Amnesty International" negli scontri violenti  dello scorso fine settimana sarebbero morte almeno 97 persone. I disordini durano dallo scorso novembre provocati dall'insoddisfazione di alcuni gruppi etnici
Etiopia, Onu vuole ingresso osservatori
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​Le Nazioni Unite hanno chiesto al governo etiope di autorizzare l'ingresso di osservatori stranieri nel Paese, dopo i violenti scontri dello scorso fine settimana tra manifestanti e forze di sicurezza nelle regioni a maggioranza Oromo e Amhara, costati la vita ad almeno 97 persone. Secondo il bilancio fornito da Amnesty International gli scontri più violenti si sono concentrati a Bahir Dar dove almeno 30 persone sono morte domenica e dove la polizia avrebbe sparato su persone che protestavano in modo pacifico. Un portavoce dell'Alto commissario Onu per i diritti umani ha definito "estremamente allarmanti" le notizie che arrivano dalla regione e ha chiesto al governo di "dare subito accesso a osservatori internazionali per stabilire cosa sia realmente successo". "ll governo deve garantire che qualsiasi uso eccessivo della forza, da parte delle forze di sicurezza, sia oggetto di un'indagine rapida e trasparente e che i responsabili di queste violazioni dei diritti umani ne siano chiamati a rispondere", ha detto ancora il portavoce. L'Onu ha anche chiesto il rilascio di quanti "sono detenuti per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di radunarsi in modo pacifico". Normalmente il governo etiope riesce a controllare il paese ma, dallo scorso novembre, le proteste di gruppi etnici che da anni si sentono emarginati hanno provocato scontri violentissimi con le forze di sicurezza senza precedenti negli ultimi venticinque anni. Le proteste sono cominciate nella regione Oromia dieci mesi fa e sono arrivate fino alla zona dell'Amhara. Sono in questi due territori che vivono i due più importanti gruppi etnici del paese.
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