martedì 24 maggio 2016
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Questa settimana al World Humanitarian Summit a Istanbul, il primo vertice mondiale  della storia sui temi umanitari, capi di governo, agenzie internazionali, settore privato e società civile si riuniscono per annunciare i propri impegni su alcune delle sfide cruciali con cui oggi ci confrontiamo. Le ragioni che spiegano questo vertice sono chiare: conflitti interminabili, che sono causa di sofferenze indicibili; fenomeni di sfollamento di massa; disordini politici e sociali; violazioni flagranti del diritto umanitario internazionale; livelli scioccanti di fame e malnutrizione infantile; disastri naturali legati al cambiamento climatico più intensi e frequenti; disuguaglianze crescenti, che stanno tagliando milioni di persone fuori dal progresso. Official Pho.jpgStephen O'BrienLe statistiche sono allarmanti: oltre 130 milioni di persone hanno bisogno di assistenza e protezione umanitaria,  e il numero continua a salire. Oltre 40,8 milioni di persone sono sfollate nel proprio Paese a causa di conflitti e violenza; 20,2 milioni sono rifugiate in altri Paesi. Nel solo 2015, 19,2 milioni di persone erano sfollate a causa di disastri naturali in 113 Paesi. Dando la priorità ai più vulnerabili, le Nazioni Unite e i suoi partner umanitari hanno fatto appello per quasi 21 miliardi di dollari, necessari a fornire assistenza a 91 milioni di persone in 40 Paesi. Tuttavia, a circa metà anno, 17 di quei 21 miliardi dollari vitali mancano all’appello, negandoci la possibilità di assistere persone che, in molti casi, hanno perso tutto. untitleed.jpgQuando, quattro anni fa, il Segretario generale Onu Ban Ki-moon ha evocato la necessità del primo vertice umanitario mondiale, lo ha fatto riconoscendo l’insostenibilità dello status quo. La tempistica di tale vertice non è mai stata tanto appropriata. I leader mondiali devono fare i conti con la realtà di una degenerazione senza controllo dei bisogni umanitari. Ora abbiamo di fronte un’opportunità unica nell’arco di una generazione per dare avvio a un’agenda ambiziosa, che cambi il modo in cui alleviamo e, soprattutto, preveniamo le sofferenze delle persone più vulnerabili al mondo. Perché ciò avvenga, nella sua “Agenda per l’Umanità” il Segretario generale fa appello in favore di impegni e azioni tesi a catalizzare il cambiamento. Per trasformare le vite di milioni di persone, uno dei cambiamenti più critici che occorre mettere in atto al vertice consiste nell’orientare l’attenzione della comunità internazionale sulla prevenzione e la risoluzione dei conflitti. Per cominciare, i leader politici devono saper mettere a frutto le proprie volontà e responsabilità condivise, riconoscendo che l’unico modo di ridurre le sofferenze umane, così a lungo protratte e su scala così ampia, è fare di più e meglio per prevenire e far cessare i conflitti. Ciò richiede che i leader mondiali aumentino significativamente gli investimenti a sostegno della stabilità, e che riconoscano alla diplomazia proattiva e preventiva il primato che le spetta. I leader devono inoltre fornire risposta alle violazioni del diritto umanitario internazionale, che è vincolante per tutti gli Stati e i gruppi armati non statali. Nei contesti di conflitto attuali, il diritto internazionale viene violato nell’impunità: i civili vengono uccisi nelle loro case e letti d’ospedale, o rimangono vittime di assedi fino alla fame, mentre gli operatori umanitari e sanitari sono il bersaglio di attacchi illegali, spesso fatali, nel tentativo di assisterli. Inoltre, il vertice deve ridare slancio agli impegni che i leader hanno già preso per l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, per garantire che nessuno venga lasciato indietro e dare la priorità agli ultimi. Prestiamo ascolto all’appello delle persone colpite dalle crisi: non vogliono soltanto sopravvivenza e protezione; aspirano a speranza e benessere. È nostro dovere trovare una volta per tutte modi migliori per ridurre il bisogno e costruire capacità di adattamento. Ognuno di noi deve impegnarsi ad adottare un nuovo modo di lavorare, istituendo forme di cooperazione inclusive con governi, società civile, attori dello sviluppo e attori umanitari. Infine, nessuno di questi cambiamenti - al pari di molti altri - sarà possibile se non troveremo metodi più innovativi con cui finanziare e mobilitare risorse per alleviare le sofferenze, ridurre le vulnerabilità e affrontare i rischi. Al vertice verranno lanciate decine di iniziative a un tempo ambiziose e realizzabili, a riprova della vitalità e della diversità del settore umanitario. Chiederemo ai leader di impegnarsi a dimezzare il numero degli sfollati interni dai 40 milioni del 2016 a 20 milioni entro il 2030. Chiederemo loro inoltre di sostenere una nuova “Partnership Globale per la Preparazione”, con l’obiettivo di raggiungere un livello minimo di preparazione ai disastri naturali in 20 Paesi entro il 2020. Daremo avvio all’iniziativa  “Fare reti di impresa”, allo scopo di trasformare il coinvolgimento del settore privato sul fronte della riduzione del rischio disastri, e della preparazione, risposta e riabilitazione di fronte alle emergenze a livello locale, nazionale e regionale. Sono inoltre previste nuove e stimolanti partnership contro le emergenze sanitarie globali e le crisi urbane.  Nel corso degli ultimi decenni, gli attori umanitari hanno apportato miglioramenti a tutti gli aspetti dell’intervento umanitario: analisi più solide; migliore cooperazione; migliori capacità a livello locale e nazionale; standard operativi più elevati. Tuttavia, non dobbiamo smettere di impegnarci per migliorare, e diventare più efficienti ed efficaci nel salvare e proteggere un maggiore numero di vite. Nell’ambito di questo impegno decisivo, i leader del sistema umanitario saranno chiamati a firmare un 'Grande patto' fra donatori e agenzie, reindirizzando un miliardo di dollari di risparmi in efficienza verso il fronte caldo dell’azione umanitaria nel corso dei prossimi cinque anni. Aderendo a questo accordo, le agenzie per l’assistenza umanitaria accettano di migliorare l’efficienza e la trasparenza del denaro speso.  * Sottosegretario generale per gli Affari umanitari e Coordinatore degli Aiuti Umanitari Onu (Unric)
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