giovedì 12 maggio 2016
​Una disputa ha scatenato ancora una volta la violenza contro la minoranza del Punjab.
Cristiani in Pakistan, ucciso bimbo di due anni
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Una disputa banale ha scatenato ancora una volta la violenza contro i cristiani in Pakistan ed è costata la vita a un bambino di due anni e mezzo. Il delitto è maturato a fine aprile, quando il padre, Samsoon Masih, un manovale che vive con la famiglia nel quartiere di Nazimabad a Faisalabad, provincia del Punjab, aveva chiesto al musulmano Haji Rasheed il compenso pattuito per l’imbiancatura della sua casa per pagare le cure del genitore Ishaq. Dopo avere ricevuto 3.500 delle 30.000 rupie concordate (circa 250 euro) aveva chiesto il resto del denaro a fronte della promessa di completare il lavoro. Haji si era recato allora casa dell’imbianchino e lo aveva insultato. Sansoon non aveva reagito, ma il padre aveva chiesto al musulmano di andarsene data la presenza di donne e bambini in casa. Era però tornato poco dopo con un figlio e un a mico e, dopo avere lanciato nuovi insulti contro i cristiani che avevano «osato tenere testa a un musulmano», aveva sparato con i compagni diversi colpi. Il piccolo Ayaan, che stava giocando all’aperto era stato colpito alla testa, mentre il padre e il nonno erano rimasti feriti in varie parti del corpo. Il 3 maggio, un gruppo di attivisti dell’Ong Voice ha sporto denuncia alla polizia di Faisalabad che ha nel frattempo arrestato Haji Rasheed e il figlio. Una vicenda banale sfociata in violenza ma incentivata dalla condizione di subordinazione in cui sono tenuti i membri delle minoranze, evidenziata in questi giorni dalla fuga di decine di famiglie di battezzati da Chak 44, nell’area di Lahore. Nel capoluogo del Punjab, gli attivisti di Claas, organizzazione di tutela legale dei cristiani, hanno raccolto la testimonianza di alcuni battezzati sulla tensione che temono possa diventare persecuzione per circa 300 cristiani che vivono tra 2.500-3.000 musulmani. Ancora una volta a fare da detonatore l’accusa di blasfemia. Il giovane spazzino cristiano Imran Masih, avrebbe registrato con il cellulare e poi condiviso il sermone di un pastore cristiano. Praticamente analfabeta, Imran non avrebbe alcuna conoscenza informatica, tuttavia su di lui è stata posta una taglia e la sua vicenda rischia di trasformarsi in un pogrom contro i correligionari.
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