sabato 12 dicembre 2015
Trattative serrate, poi il via libera alla bozza. Hollande: accordo che varrà per un secolo. Riscaldamento globale "ristretto" ad un grado e mezzo, stanziati 100 miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo. Verifica ogni 5 anni.   
Dignità umana e clima, l'appello dei religiosi
Clima e giustizia nell'era del Plutocene di Marco Morosini
COMMENTA E CONDIVIDI

Alla fine l'accordo è stato raggiunto. Salvare il pianeta abbassando la temperatura globale, restringendo a poco più di un grado e mezzo nel 2023 il riscaldamento massimo consentito rispetto all'era pre-industriale. Un successo raggiunto ai supplementari dopo una notte di trattative. ​un traguardo non scontato che arriva dopo dieci giorni di dibattito. La bozza definitiva dell'accordo sul clima è "ambiziosa ed equilibrata" ha detto il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, presentandola a Parigi insieme al presidente Hollande. Fabius, emozionato nell'annuncio ai 195 paesi che hanno partecipato alla Conferenza di Le Bourget, ha spiegato che ora "siamo arrivati alla fine di un percorso ma anche all'inizio di un altro". "Si tratta di un accordo - ha aggiunto - giusto, sostenibile, dinamico, equilibrato e vincolante". "È uno storico punto di svolta". Fabius ha concluso citando Nelson Mandela: «Nessuno di noi agendo da solo può raggiungere il successo, il successo è portato da tutte le nostre mani riunite». «Siamo davanti a un testo storico» ha confermato il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon.L'intesa è stata finalizzata nella notte. Il testo è stato tradotto in sei lingue prima di essere presentato. L'accordo sul clima prevde un finanziamento di 100 miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo entro il 2020.  Le trattative finali si sono concentrate su tre questioni che hanno ostacolato l'intesa: quanto ambizioso sarebbe dovuto essere l'accordo sul clima, la differenziazione tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo e i finanziamenti a questi ultimi. Hollande: accordo che vale un secolo. "Avete lavorato molto, notte e giorno, e voglio esprimersi la gratitudine della Francia": cosi il presidente Francois Hollande è intervenuto alla presentazione a Le Bourget della bozza dell'intesa sul clima alla Conferenza dell'Onu. "Ora - ha detto Hollande diretto alle 195 delegazioni dei paesi presenti al Summit - starà a voi ora dare una conclusione a questo accordo e compiere l'ultimo sforzo. Solo voi potete portare una risposta". "Il testo preparato e che vi è stato presentato è ambizioso e realistico e invita alla responsabilità".  "Non tutte le richieste sono state soddisfatte" ma "saremo giudicati per un testo non per una parola, non per il lavoro di un giorno ma per un accordo che vale per un secolo".Primo bilancio nel 2023. Il primo bilancio degli accordi sulclima sarà nel 2023; successivamente la revisione avverràogni 5 anniPer ridurre la temperatura "ben al di sotto dei 2 gradi" i Paesi si impegnano a raggiungere "il prima possibile" il picco delle emissioni per poi ridurle. Nella bozza vengono evidenziati anche alcuni principi chiave, come "lo sviluppo sostenibile", "gli sforzi per sradicare la povertà" e il principio secondo cui i Paesi in via di sviluppo impiegheranno più tempo per tagliare le emissioni. Non vengono tuttavia fornite date. "Allo scopo di raggiungere l'obiettivo di temperatura di lungo termine (riscaldamento sotto i 2 gradi) fissatonell'articolo 2, le parti puntano a raggiungere il picco globale delle emissioni di gas serra il prima possibile, riconoscendo che i Paesi in via di sviluppo impiegheranno più tempo per tale picco, e intraprendere rapide riduzioni successivamente in base alla miglior scienza disponibile.

L'incognita cinese. Dopo la presentazione nel pomeriggio il testo sarà sottoposto al voto dell'assemblea finale. Tutte le condizioni» sono mature per raggiungere un accordo «universale e ambizioso» per frenare il riscaldamento globale aveva detto Fabius. Ma restavano sul campo alcune incognite. A cominciare dalla distanza della posizione cinese sul tema dei finanziamenti del fondo per il trasferimento delle tecnologie nelle aree più povere: se i Paesi industrializzati hanno garantito un impegno di 100 miliardi di dollari, Pechino non ha ancora chiarito il suo ruolo. Nelle ultime ore ci sarebbero stati dei contatti telefonici fra Xi Jinping e il presidente americano Barack Obama. L'Italia stanzierà circa 20 milioni di euro per il supporto ai Paesi in via di sviluppo, con priorità per quelli più vulnerabili ed esposti ai rischi dei cambiamenti climatici. Lo rende noto il ministero dell'Ambiente, che nel corso della Cop21 di Parigi ha concluso accordi bilaterali con Egitto, Panama, Ghana, Botswana, Maldive, Comore, Papua Nuova Guinea e con gli stati insulari dell'area caraibica. I progetti finanziati sosterranno sistemi per la valutazione del rischio. Tra questi, la raccolta dei dati sull'innalzamento del livello del mare e la misurazione dell'impatto del cambiamento climatico su settori nevralgici quali l'agricoltura, il turismo e la salute umana, spiega il ministero. Saranno anche promosse misure volte a favorire l'utilizzo di energia pulita e efficiente, le tecnologie a basse emissioni, il trattamento e la desalinizzazione delle acque, l'elaborazione di politiche regionali per la gestione delle zone costiere, lo sviluppo di campagne di educazione e sensibilizzazione pubblica in materia di mitigazione e adattamento.

 

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: