giovedì 26 giugno 2014
​Trenta massacrati nella capitale Abuja. Il presidente: peggio della guerra civile
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Un’esplosione potentissima ha devastato un centro commerciale nella capitale nigeriana, Abuja. Secondo le prime informazioni, sono almeno 30 i morti, sebbene c’è chi sostiene che la deflagrazione abbia provocato oltre cento vittime in una delle zone più trafficate della città. Tutti i sospetti sono rivolti alla setta islamica di Boko Haram. «Erano le 3,57 di pomeriggio quando si è sentito il primo grosso boato – ha affermato Frank Mba, portavoce della polizia –. Dopo un’indagine preliminare possiamo confermare che ci sono 21 morti e 17 feriti». Ma fonti ospedaliere alzano il bilancio ad almeno 30, mentre la polizia ha parlato anche di un attentatore ucciso e di un altro sospetto arrestato.«Tutto l’edifico ha cominciato a tremare e le persone hanno iniziato a urlare e a correre – ha raccontato invece Chiamaka Oham, un residente della zona che si trovava dentro il centro commerciale –. Dopo poco si vedeva fumo dappertutto e la gente coperta di sangue, era il caos completo». Il Kuturu Market di Emab Plaza, una piazza del quartiere di Wasu 2, si è quindi trasformato in un inferno. Insieme ai soccorsi, si sono precipitate sul luogo le squadre di artificieri per rendere la zona sicura e controllare che non ci fossero ordigni inesplosi. Una delle bombe è stata piazzata all’esterno, dove almeno 40 veicoli sono stati completamente distrutti dalle fiamme.«Vi ringrazio per le vostre preghiere a fronte di una minaccia fino a ora inimmaginabile», aveva commentato poco prima dell’attacco il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, davanti a una delegazione di vescovi della Chiesa africana: «Ora nel nord est del Paese è in atto un conflitto più grave della guerra civile poiché nella guerra almeno si conoscono le linee della battaglia e le divisioni – ha continuato Jonathan in riferimento al conflitto in atto nel nord del Paese –. Nel caso del terrorismo invece il nemico è vicino a te ma non lo conosci e non sai neanche se devi fuggire». La minaccia del radicalismo islamico nell’economia più grande del continente africano è però incalzante. Sono infatti ormai quotidiani gli attentati, i rapimenti o gli scontri di cui Boko Haram è responsabile. I servizi segreti nigeriani avevano avvertito settimana scorsa che alcuni membri della setta «si erano infiltrati in varie zone della città e avevano i mezzi necessari per colpire di nuovo». La capitale nigeriana era già stata teatro di diversi attentati. Una serie di esplosioni hanno devastato la città, tra aprile e maggio: bersaglio due stazioni di autobus verso la periferia. Il bilancio era stato di oltre 70 morti. Il primo attacco di Boko Haram alla capitale è invece del 2011: i qaedisti avevano preso di mira la sede delle Nazioni Unite uccidendo 23 persone.
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