giovedì 5 maggio 2016
​Mediazione di Usa e Russia per il cessate il fuoco. L'Onu: gente alla fame, lasciate entrare gli aiuti.
Aleppo, la prima speranza: tregua di 48 ore
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Calma per poche ore ieri mattina ad Aleppo: poi boati e raffiche sono tornati a terrorizzare la popolazione. I razzi dei jihadisti del Fronte al-Nusra ieri, secondo la Sana, hanno ucciso tre civili e ne hanno ferito uno. «Non c’è tregua, solo terrore », ha confermato ieri padre Ibrahim Alsabbagh, responsabile della Comunità cristiano- latina di Aleppo. Un assedio per la popolazione civile che non ha risparmiato nemmeno l’università dove «tutti gli studenti sono rimasti chiusi nei seminterrati per più di tre ore», ha raccontato il religioso. Guerriglia urbana, fra quartieri in mano all’esercito e quelli controllati da una delle tante fazioni ribelli: una corsa alla barbarie e al depistaggio sulle responsabilità per nuovi crimini di guerra. Intanto le violenze stanno dilagando anche nella zona di Damasco. Ieri mattina almeno 20 raid aerei hanno colpito le zone del Ghouta orientale, a est della capitale, sotto il controllo dei ribelli. Lo denunciano gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui le operazioni hanno colpito le zone di Deir al-Asafir – dove è intervenuta anche l’artiglieria – e Shabaa. Pressata dallo sdegno internazionale per gli attacchi agli ospedali di Aleppo, la comunità internazionale si è affanna per ristabilire un cessate il fuoco ad Aleppo: un accordo, annuncia il Dipartimento di Stato, è stato raggiunto con la Russia per l’estensione della tregua nella seconda città della Siria. «Un cessate il fuoco di 48 ore», era la conferma a sera dell’esercito di Damasco. Segnali concreti poco prima di un Consiglio di sicurezza Onu convocato d’urgenza, mentre l’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan de Mistura lanciava l’allarme: «Se non ci sarà una tregua ad Aleppo, in Siria, 400 mila rifugiati potrebbero dirigersi verso la Turchia». Intanto, rivelano fonti della sicurezza di Amman, sono 60mila i rifugiati che attendono di entrare in Giordania. L’annuncio, dopo una giornata di pressing diplomatico anche da parte russa: «La parte americana sta lavorando con i gruppi dell’opposizione ed é riuscita a convincerli della necessità di osservare il periodo di silenzio », ha dichiarato il generale, sottolineando però che negli ultimi giorni non ci sono stati combattimenti nella regione di Guta orientale. Indizi di una intesa possibile, mentre è pure proseguita la corsa alle accuse incrociate. La Russia sostiene che la notizia del bombardamento dell’ospedale al-Quds di Aleppo il 27 aprile sarebbe falsa, mostrando foto della struttura che dimostrerebbero che l’ospedale era già stato colpito in precedenza. Mosca ha pure annunciato la bonifica completa dai terroristi su Latakia, Hama, Homs, Damasco e Palmira. Ieri pure un vertice a Berlino tra il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier e quello francese, Jean-Marc Ayrault, presente il mediatore Onu de Mistura: quella di Aleppo «è una tragedia » di cui il regime di Assad porta «l’intera responsabilità», ha dichiarato Ayrault.  Era il responsabile degli aiuti umanitari dell’Onu, Jan Egeland, ad accusare il governo siriano di non lasciare passare i soccorsi nel-l’Est di Aleppo, dove si trovano i quartieri in mano ai ribelli: «I medici e gli infermieri sono uccisi mentre la popolazione sanguina. L’est di Aleppo rischia di diventare una zona assediata». È la tragedia umanitaria ad aprire la discussione in Consiglio di sicurezza: «Affamare la popolazione come un’arma è un crimine di guerra come gli attacchi deliberati agli ospedali», afferma il capo degli affari politici dell’Onu Jeffrey Feltman.
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