mercoledì 15 ottobre 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro direttore,
ho 51 anni e ho sempre creduto nella famiglia. 17 anni fa mi sono sposato e dopo alcuni anni è arrivato un figlio. Purtroppo di lì a poco ho subito anche la separazione, messo alla porta da mia moglie perché «non più innamorata» di me. Separazione con 3 anni di doloroso calvario giudiziale. In questi anni, nonostante tutto, ho sempre creduto nel valore del Sacramento matrimonio e ho deciso di rimanere fedele non riaccompagnandomi, in questo sono stato sicuramente sostenuto da Dio anche attraverso le persone dell’associazione Famiglie separate cristiane a cui appartengo. Ritenevo tuttavia che la fedeltà sarebbe rimasta una bandiera personale forse insieme a quella di altre persone che la pensavano come me. Invece, a 8 anni dalla separazione, è accaduto quello che non mi aspettavo: mia moglie dopo un suo personale cammino di sofferenza ha ricominciato a ricevere i Sacramenti, poi mi ha chiesto di perdonarla e poco dopo mi ha chiesto di riunificare la famiglia. Così abbiamo fatto con l’immensa gioia di nostro figlio oggi tredicenne. Mi sono accorto come questa riunificazione ci ha rinnovato completamente, cancellando tutto il male di tanti anni di lacerazione. Forse è difficile capire se uno non ci si trova, ma mi creda quello che umanamente appariva impossibile è accaduto. Caro direttore, per anni ho sentito persone che mi dicevano di “rifarmi una vita” e persino sacerdoti che mi parlavano di “evidenti elementi di nullità” del mio matrimonio, ma io – nonostante l’amarezza la sofferenza e anche la rabbia, della mia condizione – in cuor mio sapevo che il mio matrimonio era vero… E questo non per ragioni passionali o di sopravvissuto sentimentalismo, ma per quell’Amore che c’era stato donato il giorno del matrimonio e che è rimasto vivo perché quel Dono non dipendeva né da me né da mia moglie. In tanti anni di appartenenza all’associazione Famiglie separate cristiane ho potuto constatare che ogni caso è storia a sé, e non esiste una soluzione comune a tutti i problemi di coppia e tantomeno si può giudicare alcuno... Una cosa, però, possiamo farla: metterci davanti a noi stessi e anche davanti alla nostra debolezza e chiederci onestamente se il nostro agire è desiderio di fedeltà a Cristo o nostra convenienza umana, questo sì che lo possiamo fare e come cristiani mi permetto di dire dovremmo farlo tutti, in tutta la Chiesa. La saluto cordialmente
Fabio Bernardini
Le sono profondamente grato, caro signor Fabio, per aver deciso di affidare a me e, dunque, per aver scelto di condividere con tutti gli amici lettori la sua storia di sposo, di padre e di cristiano. Mano a mano che procedevo nella lettura, mi sono reso conto della delicatezza con cui lei ha deciso di risparmiarci praticamente tutta la sofferenza che ha sperimentato e di riservarci soprattutto la luce accesa dalla fede che l’ha sorretta, dando inizio alla “ricostruzione” del suo matrimonio e della sua famiglia quando nulla lo lasciava umanamente prevedere. Otto anni di solitudine, sia pure accompagnata da una fraterna esperienza associativa e dall’affetto mai perduto di un figlio, sembreranno a tanti un’eternità in questo nostro tempo frettoloso, in cui anche le grandi scelte esistenziali rischiano di essere normalizzate, risucchiate e incasellate nelle categorie consumistiche dell’usa e getta, delle liquidazioni, dei saldi, delle precarietà, delle offerte temporanee e brevi. La sua, caro amico, è una seria, asciutta e confortante lezione sulle virtù della fedeltà e della pazienza. Virtù che molti, anche tra i nostri legislatori civili, non sembrano tenere più in gran considerazione. Uno splendido modo per aiutarci a ricordare quanto vale l’Amore. In chi lo riconosce e l’accoglie nella propria vita, l’Amore davvero “vince tutto”, a volte sovvertendo le logiche del mondo sino al sacrificio di sé, altre volte riempiendo l’esistenza degli uomini e delle donne cristiani di impensata pace, di santa armonia e di un «centuplo quaggiù» comprensibile anche ai nostri poveri occhi. Ricambio il suo saluto con un abbraccio, che la prego di condividere con sua moglie e suo figlio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI