lunedì 7 ottobre 2013
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Caro direttore,
fa proprio male, mentre si leggono le notizie della generosa accoglienza degli abitanti di Lampedusa, del dolore del Santo Padre, della solidarietà del capo dello Stato, di quella dei presidenti delle Camere e del governo, apprendere anche una sorprendente notizia. Quella della Procura della Repubblica di Agrigento che, con impressionante tempestività, ha deciso di indagare i 155 sopravvissuti per il reato di "immigrazione clandestina". Col rischio, per ciascuno di loro, di una condanna di 5mila euro. Di fronte a situazioni di questo genere torna, sempre attuale, quanto disse Calamandrei dell’Italia: «Paese del diritto e del rovescio».
Andrea Jardella, Livorno
Siamo di fronte, caro signor Jardella, a quello che di solito si definisce un «atto dovuto». È sbalorditivo e persino raccapricciante, una vergogna nella vergogna. Ma finché quella legge con quel tipo di reato di "clandestinità" resterà vigente potranno purtroppo accadere simili cose che umiliano le persone e feriscono e fanno gridare le coscienze. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha pubblicamente affermato che i sopravvissuti all’ecatombe di Lampedusa «sono italiani». So bene che neanche il capo del governo può assegnare la cittadinanza a chicchessia con una semplice dichiarazione, ma non credo che siano state parole al vento. Per intanto mi conforta, da cittadino e da cronista, poter registrare che l’impegno delle nostre forze dell’ordine è opportunamente concentrato su ben altro: la caccia ai trafficanti di esseri umani. E sono contento di poter annotare che, sul piano politico e di governo, gli immancabili e inqualificabili scontri ideologici sull’immigrazione sono sovrastati dall’impegno civile dell’Italia per affrontare finalmente su un piano europeo la questione dei profughi e dei migranti. Speriamo che sia la volta buona.
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