Chi giudica due omosessuali che decidono di andare a Lourdes?
sabato 3 settembre 2016
Gentile direttore,
le scrivo un po’ in ritardo in merito a un articolino pubblicato il 7 agosto. Volevo farlo prima, ma la pigrizia me lo ha impedito. Stasera mi sono confessato anche di questo e il sacerdote mi ha detto di scrivere, e quindi lo faccio. L’articolino (il diminutivo lo uso per le dimensioni) tratta di due soggetti con tendenza omosessuale che dopo cinquant’anni di vita comune hanno visto ratificata, primi nella città di Torino, la loro unione, e dal sindaco in persona. Hanno deciso di andare a Lourdes a ringraziare la Madonna e hanno espresso prudente perplessità sulle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. È un articolino edificante, quasi un invito a non disperare anche di fronte alle situazioni apparentemente impossibili, confidando nelle grazie di Maria, e nello stesso tempo un invito alla prudenza e al discernimento sul ruolo genitoriale delle coppie omosessuali. La Madonna però non fa grazie per cose illecite (non è scritto esplicitamente, ma si capisce bene dal tono che, per la coppia c’è da ringraziare la Madonna per l’unione). Non so cosa ne pensa lei. È stato uno scivolone? O è la sua linea editoriale? Come lettore è un mio diritto saperlo. Le auguro buon lavoro e prego per la sua persona.
Marco Roggi
 
Caro direttore,
domenica 7 agosto "Avvenire" a pagina 8 ha dato un titolo su due colonne ai due anziani omosessuali che, uniti in "matrimonio" dalla giubilante sindaca Appendino, andranno a Lourdes per ringraziare. Nessun commento da parte del nostro giornale, né sull’atteggiamento del sindaco né sulla blasfema dichiarazione dei due "sposini". Non avrei voluto scriverle, convinto come sono che questa lettera non troverà spazio, ma ho il dubbio che "Avvenire" sia ancora un giornale cattolico. Mi chiedo, e le chiedo: era una notizia così importante da meritare due colonne su "Avvenire"? Visto che non si è avuto il coraggio di commentarla adeguatamente, non era il caso di tacere, come hanno fatto molti altri giornali ? O il "politically correct" domina anche in "Avvenire"?
Marco Zanini
 
Caro direttore,
ho letto la lettera di Domenico Volpi e la sua risposta di venerdì 19 agosto 2016 («Quelle enfasi "guardone" del sistema mediatico), e mi permetto di precisare che, sobria o non sobria la esternazione con cui un’atleta italica ha dedicato la medaglia alla propria "compagna", resta che tanto questa manifestazione, che è tuttavia massmediatica e sottilmente propagandistica, che la stessa condizione di vita delle due donne, sono abominio davanti a Dio. A meno che la perenne dottrina della Chiesa non abbia cancellato il peccato di sodomia. E da come si avverte e si constata – vedi il sempre più frequente numero di coppie sacrileghe che accedono alla Comunione – pare che sia così. Ne dà prova quella coppia di due uomini – 79 e 83 anni – "congiunta" giorni fa in matrimonio dalla sindaca di Torino, che ha "consumato" il "viaggio di nozze" andandosene a Lourdes in ringraziamento (!) per la conquistata felicità. Questo è quanto ci dice la cronaca e questo ci dice l’andazzo delle cose.
Luciano Pranzetti
 
Caro direttore,
la sera del 30 luglio, nella trasmissione "In onda", ho sentito un signore cattolico, Camillo Langone, professare certe tesi che avranno fatto la gioia di Odifreddi, anticlericale e (credo) deista, ma mi sono sembrate quasi caricaturali, nocive alla Chiesa. Scrivo a lei perché "Avvenire" in genere è aperto al dialogo e sa polemizzare con civiltà. Dunque: fino a quando in presenza di aperture nella Chiesa, anche ad alti livelli, continueremo a vedere nell’omosessuale o nel transessuale solo un repellente vizioso? Certo, nell’etica giudaico cristiana, a differenza che in tante altre etiche e civiltà, pur grandi, la sfrenatezza sessuale è condannata, qualcosa è lecito e positivo, altre cose sono male. La novità rispetto ai secoli cristiani precedenti è che oggi la scienza sta dimostrando l’esistenza, in natura, di persone omosessuali non per scelta. Certo, c’è chi può volere uomini e donne, come il grande Cesare che possedette Cleopatra e fu posseduto da Nicomede. Scusate la chiarezza, ma tanta gente parla con un’ignoranza spaventosa di uomini e civiltà. C’è invece e c’è sempre stata, come nei casi di Michelangelo e Leonardo, chi era orientato solo in un senso. Oggi sappiamo che può trattarsi di anomalia genetica. Bisognerà accettare questo fatto, come alla fine capimmo che la Terra non è al centro dell’universo: e magari fossimo riusciti a evitare una lettura fondamentalista (oggi è facile dire «poco intelligente») della Bibbia. Rispetto, dunque, e tentativo di andare incontro con la comprensione e l’amicizia che un cristiano deve a tutti, se appena è possibile. Consiglierei a chi ragiona come lui di leggerlo tutto il Vangelo. Saluti e grazie del vostro buon lavoro.
Elisabetta Gualandi
 
Gentile direttore,
è davvero peccato che un giornale come il suo, che presenta ogni giorno motivi di riflessione e di arricchimento culturale, scelga, invece, di leggere "al ribasso" alcune parole del Papa, che è sempre coerente nel ricordarci la misericordia di Dio nei confronti dell’uomo. Perché leggere in senso restrittivo la frase di papa Francesco per cui la Chiesa deve «chiedere scusa ai gay»? Giusto contestualizzare ogni suo messaggio, ma perché dovremmo rifiutare il senso letterale di questo invito? Non è analogo a molti altri che riguardano la Chiesa e gli errori che essa ha commesso nei secoli? Vedrei l’invito del Papa come una spinta per ogni credente (e non) a volare alto, più vicino possibile alla misericordia di Dio, perché anche noi siamo Chiesa e ognuno di noi può contribuire a farla volare alto.
Renata Abbiati
Anche io rispondo un po’ in ritardo a queste lettere che avevo messo da parte. Mi interessano e rispetto i sentimenti e le opinioni di chiunque, soprattutto quando – come in questo caso – sono espressi da quasi tutti voi con civiltà (e, da parte del signor Roggi, anche con il dono di una preghiera per me, che ricambio). Ma non tutti li apprezzo sino in fondo, e non solo per qualche tono sferzante. Sono infatti convinto che ai cristiani sia chiesto qualcosa in più della "civiltà" formale delle proprie opinioni, anche e soprattutto se ci si avventura a giudicare la vita e la fede degli altri. Quando sento di cadere anch’io in questa tentazione, vado a rileggermi un passo del Vangelo di Matteo (7, 1-11) che penso sia utile non solo a me. In particolare, mi chiedo: ma come si fa, in assoluto, e senza sapere nulla della vita di quelle altre persone, a condannare come «blasfema» un’intenzione di pellegrinaggio a Lourdes per ringraziare di ciò che si è avuto nel corso della propria esistenza? E come si fa a immaginare e porre, noi, limiti all’amore di Maria, madre di Dio e madre nostra? E ancora, su un altro piano: come si fa a considerare "politicamente corretta" la scelta di registrare (senza forzare, senza gonfiare, senza strumentalizzare e senza mettere in caricatura, in quello che il signor Zanini definisce «un articolino») ciò che quasi tutti gli altri mass media hanno taciuto. E cioè il fatto che due persone omosessuali parlino apertamente della propria fede cattolica e dicano cose seriamente controcorrente rispetto alla note e sbagliate rivendicazioni dei movimenti politici gay sul "diritto" ad avere figli a ogni costo con utero in affitto, stepchild adoption e quant’altro? Io a due persone così – che sono credenti, vivono assieme da oltre mezzo secolo e liberamente si misurano con l’esigente via che la Chiesa (CCC 2359) indica agli omosessuali – auguro ogni bene e dedico a mia volta una preghiera.Papa Francesco in una risposta divenuta subito celebre, data il 29 luglio 2013 ai giornalisti che lo intervistavano durante il volo di ritorno dalla Gmg brasiliana, ha affermato: «Se una persona è gay, e cerca Dio, e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?». Trovo strano, ma non mi stupisce, che nel citarla più di un non cristiano rimuova le decisive parole «e cerca Dio, e ha buona volontà». Ma non riesco a capire perché un cattolico debba formulare giudizi come quelli contenuti nella prime tre lettere che "censurano" il senso di quella parte della risposta del Santo Padre, disprezzando la libertà di Dio di parlare al cuore di tutti e di ciascuno, e la libertà di tutti e di ciascuno di risponderGli. Con la gioia e la fatica che, a volte, davvero Lui solo sa. Non sono di certo l’interprete autentico del Papa – che del resto come tutti sanno non ne ha affatto bisogno, visto che si spiega benissimo da solo – ma ritengo che ci fosse anche questo alla base della sua frase sul dover «chiedere scusa ai gay». E non mi pare che dirlo significhi, come afferma la signora Abbiati, togliere forza alla parola di Francesco.Un’ultima cosa, a proposito di «scivoloni». Credo che sia uno scivolone molto serio da parte di alcuni difensori della famiglia costituzionalmente definita quello di continuare a sostenere – all’unisono con Monica Cirinnà e con i portavoce dei movimenti politici gay – che in Italia è già stato introdotto di fatto il "matrimonio omosessuale". Le unioni civili non sono (ancora) il matrimonio tra persone delle stesso sesso. È vero che anche nel nostro Paese, per le ragioni che ho molte volte spiegato e che qui non ripeto, siamo su un piano inclinato, ma proprio per questo continuare a spingere nella direzione errata, anche solo per polemica o magari per pigrizia lessicale, dando per scontato quello che scontato non è, mi sembra semplicemente miope.
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