Fertility Day, ferisce anche quella contro-campagna
sabato 24 settembre 2016

​Gentile direttore,ho appena finito di leggere il bell’articolo di Massimo Calvi dal titolo «Fertilità, è l’aborto la via alternativa?». Mi ha colpito la frase: «Sembra non essere il lavoro a doversi piegare alla gravidanza, ma è il grembo delle donne che deve adattarsi alla produzione». Piegarsi non vuol dire forse diventare "servi"? Vorrei chiedere alla signora Camusso, segretaria della Cgil: ma lei da che parte sta? Trovo che il volantino di quel sindacato sia di basso livello; dice: «Scelgo perché son libera», ma la libertà è legata alla conoscenza/verità della realtà che ci circonda, più verità so e più ho libertà di scegliere, e questo porta a una responsabilità della persona. La campagna Fertility Day è per aumentare la conoscenza di questa realtà, aumentare la verità su questo bellissimo mistero che appartiene a tutta l’umanità. Dobbiamo concludere che il sindacato della signora Camusso vuole un Paese di serve/i irresponsabili?
Teresio Ticozzi


Caro direttore,l’interessante articolo di Massimo Calvi «La contro-campagna della Cgil. Fertilità, è l’aborto la via alternativa?» mette non solo il dito sulla piaga di una pubblicità fraudolenta, ma anche su quella della mancanza di informazioni sul più vistoso "buco" nell’applicazione della legge: la non-attuazione dell’articolo 5, che prevede gli aiuti per le donne gravide che non vogliono abortire per indigenza, problemi di lavoro o altro che ostacoli la continuazione della gravidanza. Sono pochissime le iniziative dello Stato al riguardo. Questa parte della legge è stata ignorata e sottaciuta da tutti i governi prima di Renzi, e lo è allo stesso modo da parte del governo Renzi. Tra le pochissime esperienze dove Stato interviene direttamente , come suo dovere, si può segnalare il "Progetto maternità" di Correggio (Reggio Emilia), dove l’amministrazione comunale ha recepito e fatta propria una proposta del volontariato e finanzia le richieste di intervento che vengono dal locale consultorio. È attivo dal 2011; tre bambini sono già nati, un altro è in arrivo. La prevenzione dell’aborto si può fare concretamente in ogni singolo Comune anche attraverso le iniziative del volontariato e il mettere le amministrazioni civiche davanti alle proprie responsabilità. Se ogni municipio recepisse questo accordo, quanti bambini voluti, desiderati potrebbero nascere? Quante volte si potrebbe contrastare il più odioso degli aborti, quello fatto per necessità e attuato per la mancanza della solidarietà collettiva?
Ivano Argentini




Proprio così, gentili e cari amici, Massimo Calvi ha saputo mettere il dito nella piaga. Per questo abbiamo pubblicato con rilievo quella sua incalzante riflessione. Spero di non dover concludere ancora una volta che alla gran parte del circuito mediatico e dei polemisti di professione dei nodi più drammatici e veri nella vita della gente vera interessa poco e nulla. Che cosa c’è, infatti, di più terribile e sconvolgente di un aborto compiuto per solitudine, per paura e per miseria? È folle e disumano travestire una simile tragedia da «atto di libertà».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI