La buona e saggia via del lavoro accogliente
martedì 23 agosto 2016

​Caro direttore,non sempre dissento da Salvini: qualche sua osservazione mi pare centrata. Ma questa l’ha fatta, come dicono i piemontesi, «fuori dalla cavagna». Mi riferisco al suo commento alla proposta del prefetto Morcone sull’impiego socialmente utile dei richiedenti asilo in Italia che sono (e restano troppo a lungo) in attesa della definizione del proprio status. Infatti, qui non si tratta di "lavoro rubato agli italiani", e nemmeno "far fare loro lavori che gli italiani non vogliono fare". Il ragionamento, secondo me è un altro: non possiamo non accoglierli e nemmeno negare loro il sostentamento (mentre avrei qualche riserva a proposito del wi-fi e della telefonia gratuita). Quindi, chiedere loro di "compensare" le spese per loro che (almeno in teoria e almeno in parte) dirottano fondi che potrebbero essere utilizzati per lavori di pubblica utilità, non è né sfruttamento (pretesa di certi "buonisti" a oltranza), né carità sprecata. Auguro a tutti, anche ai richiedenti asilo e a Salvini, il "nostro" saluto scout di "Buona Strada".

Giovanni Caluri, Torino

Considero anch’io, caro amico, saggia e più che opportuna la proposta del prefetto Morcone. E non solo perché coincide largamente con ciò che pure noi – da queste colonne – sollecitiamo da tempo, chiedendo la modifica del Trattato di Dublino e una definitiva legittimazione alle iniziative di amministrazioni locali e realtà cattoliche e laiche che hanno già aperto la via del lavoro utile (formativo e in fertile relazione coi territori di accoglienza) per i richiedenti asilo.

Marco Tarquinio
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