mercoledì 14 dicembre 2011
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Caro direttore,
ogni tanto persino qualche cattolico manda per email articoli pescati in giornali o riviste o siti web che hanno fatto dell’astio anticattolico la loro bandiera. In questi giorni, c’è la storia (inventata) della «evasione» dell’Ici da parte della Chiesa e c’è l’ossessivo ritornello della Chiesa-casta (non "pura", ma "privilegiata, intoccabile") perché risparmiata dalla manovra economica del Governo Monti. Confesso di non riuscire a leggere per intero questi testi farciti di menzogne e, dopo un primo approccio, li cestino. Tra me e me sussurro una imprecazione sullo stile di qualche salmo, ma poi torno al Nuovo Testamento e chiedo a Dio misericordia «perché non sanno quello che fanno». Ma non sono troppo convinto: credo anzi che sappiano fin troppo bene quello che fanno. Non mi turba la protervia di questi signori; mi turba il vedere la fede dei semplici messa alla prova, a motivo di un sospetto verso la Chiesa che si fa di tutto per far diventare mentalità diffusa. E così, davanti al giornalaio o per strada, qualcuno vedendomi sussurra: «Eh! La Chiesa…». Stasera rubo un po’ di tempo alla lettura e al sonno e scrivo: scrivo ad Avvenire, come a un amico.
 
La Chiesa è esonerata dal pagare l’Ici? Grazie, Avvenire, per aver scritto e ripetuto e dimostrato con dati alla mano, che è falso. Lo conferma la mia esperienza: sono parroco di una parrocchia del Vicentino e l’Ici la paghiamo su tutti gli edifici che hanno un reddito (Centro giovanile per la parte affittata alla Provincia per una scuola, palestra, bar). La Chiesa è una casta intoccabile? Tutti gli aumenti, dovuti alla manovra del Governo, toccano le famiglie e toccano anche noi preti e le nostre parrocchie. I tagli e i ritardi nei contributi alla Scuola materna parrocchiale toccano direttamente noi e le famiglie che usufruiscono di questo servizio. Nel caso della nostra parrocchia, inoltre, abbiamo accettato una diminuzione del 40% del canone dell’affitto pagato dalla Provincia e dal Comune per l’uso dei locali di nostra proprietà.
 
Mi permetto inoltre una domanda (chiaramente retorica): perché non si parla quasi mai di quello che la Chiesa fa per venire incontro alle persone nel bisogno? Nel nostro piccolo, tramite la Caritas parrocchiale, abbiamo istituito vari servizi: microcredito, fondo di solidarietà, trasporti, compilazione pratiche, consulenza legale gratuita, pacchi viveri, vestiario…; c’è l’aiuto discreto che noi sacerdoti facciamo a chi non se la sente di rivolgersi alla Caritas; e ci sono le mille forme di solidarietà semplice tra la nostra gente o verso il Terzo Mondo, ispirate dal messaggio evangelico depositato nei cuori. E così è per tante e tante parrocchie, per gli istituti religiosi, per gli innumerevoli gruppi, movimenti e associazioni ecclesiali.
Constato che i nuovi crociati all’incontrario sono ossessivamente a caccia di motivi per aggredire la Chiesa; e se non li trovano, cercano pretesti, e quando anche questi mancano, fabbricano menzogne. Mi dispiace che qualche amico prete e non pochi laici non l’abbiano ancora capito e siano pregiudizialmente propensi a dare credito ai nemici della Chiesa. «Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa»: è parola di Gesù, confermata da duemila anni di storia. Possiamo quindi lasciare «che i morti seppelliscano i loro morti» e dedicarci serenamente all’annuncio del Vangelo.
don Vittorio Montagna parroco di Lonigo (Vi)
È vero, mentre infuria una campagna infarcita di menzogne anticattoliche, persino tra i sacerdoti c’è chi firma appelli contro la Chiesa e chi, come lei, caro don Vittorio continua a lavorare per Dio e per la gente che le è affidata, strappando tempo alla notte per firmare testimonianze limpide e scaccia-malignità come questa. Anche i preti firmaioli anti-preti sono pur sempre sacerdoti e devo continuare a rispettarli (confesso che per me cristiano è una prova seria, non molto diversa da quella a cui mi sottopongono i preti affaristi e a metà strada da quella, davvero scandalosamente insopportabile, dei preti pedofili). Ma a lei e a tutti i sacerdoti buoni, giusti e generosi di sé e di Colui che li ha chiamati al Suo servizio – la stra-stragrande maggioranza dei nostri preti – posso semplicemente dire grazie. Mille volte grazie.
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