venerdì 26 giugno 2015
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Gentile direttore, ho appreso solo oggi, giovedì 25 giugno, che il Forum delle associazioni familiari non ha aderito alla manifestazione a Roma del 20 giugno scorso, promossa in difesa della famiglia dagli attacchi di tre disegni di legge del Pd. Un bel controsenso! Salvo poi benedire la manifestazione a successo avvenuto. Ho letto una lettera del presidente del Forum, Francesco Belletti, in cui sostiene che non tutte le associazioni che formano il Forum erano d’accordo con la manifestazione, senza spiegare però le motivazioni della mancata adesione. Me le può spiegare lei? Io sabato c’ero, e ho sentito bene quando Kiko Arguello ha contrapposto il Papa (a dire di Arguello a favore della manifestazione) al segretario della Cei, il vescovo Nunzio Galantino (sempre a suo dire contro la manifestazione). 'Avvenire' il giorno dopo ha negato questa contrapposizione. Devo dedurre che la contrapposizione ci sia invece tra le associazioni cattoliche a favore della famiglia? Attendo lumi e la ringrazio. Emanuele Gavi Genova Sono sorpreso della sua sorpresa, gentile signor Gavi. Chi ha letto 'Avvenire' – e so che lei ci legge – sapeva e sa, infatti, che la manifestazione 'Difendiamo i nostri figli' è stata ufficialmente promossa 'da persone' (di diversa appartenenza) riunite in Comitato e non da associazioni, movimenti e reti aggregative. Ciò che il presidente del Forum delle associazioni familiari ha rispiegato è, in sostanza, ciò che avevamo scritto dando conto della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa. E che il portavoce del Comitato organizzatore, Massimo Gandolfini, aveva ribadito nell’articolo pubblicato su 'Avvenire' del 19 giugno, giorno precedente la manifestazione. A partire dalla prima pagina di quella diffusissima edizione speciale del nostro giornale (offrivamo un allegato di 16 pagine con il testo della Laudato si’ e importanti commenti e approfondimenti sulla seconda enciclica di papa Francesco), il professor Gandolfini aveva di nuovo sottolineato come lui e tanti altri avvertissero l’urgenza di farsi sentire sui temi della famiglia e della cosiddetta ideologia del 'gender' «dando vita a un movimento 'dal basso' fatto da persone, non da sigle». Sappiamo com’è andata: l’iniziativa ha portato in piazza a Roma in modo esemplarmente civile e assolutamente pacifico centinaia di migliaia di donne, uomini e bambini con sentimenti, speranze e attese molto simili a quelli di tantissime altre famiglie che in piazza invece non ci sono andate. È stata una libera iniziativa di laici cattolici che ha trovato anche la condivisione di credenti evangelici, ebrei e musulmani e pure di non credenti, e alla quale hanno guardato con favore (e, in alcuni casi, aderito a diverso titolo) anche sacerdoti e vescovi della nostra Chiesa. Non è stata una manifestazione unanimemente condivisa dall’associazionismo cattolico? È un fatto. Non tutti erano – e sono – d’accordo con quella modalità 'di piazza' per dire ciò che nella Chiesa – o, come mi piace dire, nei mondi vitali del cattolicesimo italiano – è corale consapevolezza: il matrimonio è tra uomo e donna e aperto alla vita; la realtà dell’essere umano maschio e femmina non può essere negata nel nome della pretesa infinita varietà dei sessi asserita dai teorici del 'gender'; il rispetto per ogni persona, comprese ovviamente le persone omosessuali; l’interesse per la valorizzazione di ulteriori forme di solidarietà sociale che non può portare a confondere il matrimonio con ciò che matrimonio non è e a ridurre i figli al 'diritto' di chicchessia.  Quanto ai pareri, alle affermazioni e alle contrapposizioni che a monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, sono state attribuite da abili disinformatori e, inopinatamente, dall’infelicissima polemica che un generoso uomo di fede come Kiko Arguello ha ritenuto di fare al microfono di piazza San Giovanni, l’unica buona regola che conosco è quella di 'ascoltare' sempre e direttamente la voce reale delle persone a cui ci si rivolge (e tanto più lo si deve, in quanto cristiani, a un pastore). Non ci si può affidare ai 'sembra', ai 'si dice'. E il pensiero espresso dal vescovo Galantino a proposito del 20 giugno a piazza San Giovanni non 'sembra', è. Quelle parole possono essere ascoltate integralmente sul sito di 'Radio Vaticana' e in buona parte lette su 'Avvenire' dell’11 giugno. Riporto alcuni passi dell’intervista radiofonica. Il primo è sull’iniziativa in sé: «L’attività dei laici, di tutti i laici, la ritengo veramente una benedizione del Signore, perché i laici – ci ricordava il Papa – non hanno bisogno dei vescovi-pilota. Grazie a Dio abbiamo un laicato in Italia che è capace di grandi sensibilità, che è capace di grandi passioni, che è capace anche di grandi e belle iniziative. (…) La difesa della famiglia naturale è di tutti, non è di una parte del laicato, non è di una parte dei vescovi, non è 'dei vescovi e non dei laici' o 'dei laici e non dei vescovi'». Il secondo passo è sulla diversità di risposta nell’unità di giudizio: «C’è stato un incontro, un momento di confronto tra aggregazioni, movimenti, nuove comunità e associazioni. Si sono incontrate e da lì, da questo incontro, è emersa una diversa valutazione, relativa solo alla modalità con la quale manifestare il proprio chiaro e condiviso dissenso nei confronti sia della [proposta] Cirinnà, sia di questa 'dittatura' del pensiero unico , che si vuole imporre attraverso la gender theory».  Il terzo è altrettanto esplicito: «Nessuno nella Chiesa cattolica (…), né vescovi né sacerdoti né laici si sognano di dire di 'alzare bandiera bianca' – come ha detto qualcuno – rispetto alla [proposta] Cirinnà, rispetto all’equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, rispetto all’introduzione subdola della gender theory nella scuola. (…) Diciamo di no in maniera diversa». Il quarto dovrebbe far riflettere certi sprezzanti mestatori professionisti (magari non credenti, ma invadenti): «La diversità dei modi, non deve diventare occasione di divisioni ingiustificate e di indebolimento della stima reciproca tra quanti custodiscono il valore inestimabile della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna». Il quinto sul metodo che deve riguardare tutti e che ci viene testimoniato dal Papa: «Non si difende la famiglia, i suoi diritti, nutrendosi di divisione o, peggio ancora, non si sostengono valori calpestandone altri, quali il rispetto per l’altro, il dialogo». Spero, gentile signor Gavi, che i 'lumi' siano sufficienti. Per esperienza so che c’è sempre qualcuno che ignora persino la luce del sole, ma sono sicuro che non è il suo caso. E poi, lo ha reso pubblico proprio ieri il vescovo Galantino, ci sono luci vere da accendere: i cattolici anche quest’anno, come l’anno scorso, hanno infatti l’occasione per ritrovarsi tutti insieme attorno al Papa, ai nostri vescovi e ai padri sinodali: il 3 ottobre a San Pietro. In preghiera. Per la famiglia, le sue ferite e la sua bellezza. Guardiamo avanti, andiamo avanti.
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