giovedì 13 ottobre 2011
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​Caro direttore,
accadono cose mai viste, nel Parlamento e nei suoi dintorni. Il voto di martedì sul bilancio è un fatto molto più serio di quanto ce lo dipingono, per convenienza, gli interessati, anche per il grave pasticcio giuridico che ha creato, e non v’è dubbio che la conseguenza più logica, in un Paese "normale", sarebbero le immediate dimissioni del governo. Ma il centrodestra pensa di rimediare imbastendo di nuovo, sino alla prossima scivolata, la pantomima della "fiducia", che serve soltanto a ricompattare una maggioranza preoccupata esclusivamente di sopravvivere. Quasi come fosse il Luigi XV dell’«après moi, le déluge» (dopo di me il diluvio), il premier Berlusconi ribadisce che una crisi ora sarebbe da irresponsabili. A me pare l’opposto: un esecutivo e una maggioranza tali stanno facendo morire il Paese a poco a poco per asfissia: prima se ne vanno, meglio è in ogni caso.
Vincenzo Ortolina

 

Penso, e ho già scritto, che il Paese meriterebbe più chiarezza, più disinteresse e più coraggio. Penso anche che questo compito spetti prima di tutto a chi è gravato in misura maggiore da poteri e doveri, cioè a chi ci governa. E spero sempre di essere sorpreso da una risposta forte e all’altezza della triplice crisi (economica, sociale e politica) nella quale siamo immersi. Tuttavia ho imparato, nel mio mestiere di cronista, che "andarsene" non basta (quasi) mai. Soprattutto, caro signor Ortolina, quando non è ancora affatto chiaro chi – e come – viene avanti. E quando dico questo, guardo in molte direzioni, anche in quella della cosiddetta società civile, anche se ovviamente non posso fare a meno di scrutare prima di tutto le fila di una maggioranza sfatta, rifatta e ora di nuovo in fibrillazione e quelle delle attuali (e diverse) opposizioni che appaiono intente (o, forse, sono solo rassegnate) a faticosi via vai e a un alternarsi tra "Aventino" e ostruzione nelle aule delle Camere. Più che diluvi, insomma, vedo nebbie. E, nelle nebbie, nessun «meglio», ma un altro voto di fiducia in Parlamento e sempre meno fiducia tra la gente. Questo è il problema (ancora una volta politico, sociale ed economico). Questo è il motivo per cui molti tra coloro che hanno voce e hanno esperienza dell’autentica realtà italiana – e sono felice di constatare che ci sono praticamente tutti quelli che fanno comunità, associazione e movimento da cattolici impegnati – stanno cercando di svegliare e di incalzare positivamente chi oggi abita il Palazzo. Bisogna accendere luci di riferimento, e alzarle bene in vista.

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