giovedì 3 settembre 2015
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Caro direttore, vorrei rivolgermi ai genitori italiani per chiedere loro: quante volte è capitato loro di andare a fare la spesa e trovare cartelli con l’indicazione 'km 0', 'prodotti locali', eccetera? Quante volte hanno – abbiamo – scelto questi prodotti, anche se talvolta più cari, perché migliori? Senza togliere nulla a quanto giunge da lontano, il prodotto 'locale' piace di più, profuma di più, ha più sapore! A garanzia del cliente, è ormai legge che il prodotto sia garantito con tanto di etichetta di percorso: dove è stato prodotto e l’iter fino al punto vendita. Una minuziosità di informazioni per garantire sicurezza e salute. Ora, mi domando: come mai tanta dovizia di particolari per gli alimenti, e nulla di similare in campo educativo? Perché non pensare a una 'educazione km 0'? Dove quel 'zero' richiama principalmente l’educazione familiare? Dove quel 'km 0' esalta la necessità di un serio e chiaro patto educativo tra famiglia e scuola, nel quale si dichiara chiaramente ed esplicitamente quale proposta educativa la scuola offre ai ragazzi; quali orientamenti, quale 'percorso'? Insomma, almeno la stessa attenzione data ai prodotti dell’orto. Quando don Zeno di Nomadelfia decise di costituire la 'scuola familiare' sapeva quanto stava facendo: voleva che la famiglia stessa fosse protagonista dell’atto educativo. Una sorta di 'Educazione km 0', appunto, nella quale la famiglia è – e rimane – al centro dell’educazione dei figli. Insieme alla Scuola. Ma con lealtà.  Sento dire da alcuni docenti o dirigenti scolastici che il 'gender' non esiste, che si è creato un allarmismo fuori luogo, soprattutto da parte di 'cattolici ultras'. Prendo atto, ma se è sorto un certo allarmismo questo è dovuto al 'tradimento' di alcune scuole che hanno imposto lezioni gender ai bambini e ragazzi senza neanche consultare i genitori. Han permesso che certi libretti, ora ritirati per imposizione del Ministero dell’Istruzione, entrassero nelle biblioteche delle Scuole e nelle attività di aggiornamento degli insegnanti o, persino, venissero dati in lettura per le vacanze estive ai ragazzi. E se proprio non c’è nulla di cui preoccuparsi… perché non esplicitare chiaramente nel Pof (Piano dell’offerta formativa) che la Scuola non segue l’«ideologia gender»? O forse attraverso la genericità di contenuti e ambiguità delle parole si vuole avere mano libera? Tanto da far credere falso ciò che è vero, vero ciò che è falso. Pure Papa Francesco è intervenuto, sostenendo che il 'pensiero gender' è «deformazione mentale». Allarmismi e ambiguità si sgonfiano nella misura in cui c’è chiarezza e lealtà. Nella misura in cui c’è trasparenza di 'etichetta educativa'. Sì, 'educazione km 0'. Don Andrea Vena, Bibione Ogni attività educativa, ogni incontro che cambia la vita, allarga i nostri orizzonti. Ma intendo, caro don Andrea, lo spirito di questa riflessione a intenso 'clima familiare': ci sono perni e percorsi essenziali della nostra umanità che possiamo appunto immaginare 'a km 0'. Nel senso appunto dell’affidabilità e della sana freschezza, cioè della sostenibilità e – in una sola parola, che fa tremare, sprona ed entusiasma – della verità. Un’altra parola chiave è chiarezza. Chiarezza e verità: sono d’accordo. Dobbiamo imparare ad amare e riconoscere la straordinaria varietà che ci circonda, ci meraviglia, ci dà il senso della grandezza di Dio. E possiamo renderci conto che le straordinarie possibilità umane e la stessa forza dei sentimenti che proviamo hanno più valore a causa dei nostri naturali limiti. In questo apprendimento, è assurdo tentare di prescindere, per partito preso, dalla centralità del ruolo, della responsabilità e della testimonianza della madre e del padre che ci hanno generato. La buona educazione insegna e consegna il mondo intero, senza sofisticazioni.
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