martedì 22 settembre 2015
Die Welt accusa: Berlino era a conoscenza della tecnica di manipolazione dei gas di scarico sui motori. 11 milioni le auto coinvolte.
L'ESPERTO «Il danno d'immagine supera quello patrimoniale»
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Il governo tedesco e Bruxelles erano da tempo a conoscenza della tecnica di manipolazione dei gas di scarico sui motori diesel della Volkswagen. Lo scrive online il quotidiano tedesco Die Welt, citando come fonte un documento del Ministero dei Trasporti tedesco. Il ministero, secondo il giornale, in un'interrogazione del 28 luglio 2015 presentata dai Verdi per chiedere chiarimenti sul problema dei software sui controlli delle emissioni che riconoscono eventuali test, rispondeva in modo tale da presupporre la conoscenza dell'esistenza di questi meccanismi, poi emersi in seguito alla scandalo che ha coinvolto la casa automobilistica tedesca. Al ministero dei trasporti - scrive il Die Welt - era chiara l'esistenza della "tecnica di spegnimento", cioè in gergo tecnico il riconoscimento del test, come è stato scoperto negli Usa sui veicoli Volkswagen che, secondo quanto riconosciuto dallo stesso costruttore, è stato installato in 11 milioni di veicoli. Sul caso Volkswagen, Angela Merkel auspica un rapido chiarimento dei fatti: in questa "situazione difficile" ha detto la cancelliera a Berlino serve "piena trasparenza". "Spero che i fatti siano messi sul tavolo il più velocemente possibile", ha affermato. Gli Stati Uniti intanto hanno avviato un'indagine penale su Volkswagen, per chiarire la dinamica dello scandalo sulla presunta manipolazione di quasi mezzo milione di vetture vendute nel 2008 negli Stati Uniti per raggirare leggi americane sulle emissioni inquinanti. Si stima che la capitalizzazione bruciata superi i 15 miliardi di euro da quando venerdì sera è stato annunciato l'avvio dell'indagine da parte del dipartimento alla Giustizia Usa, sollecitata dell'Agenzia federale per la protezione dell'ambiente Epa (Environmental protection Agency) che ha innescato una 'class action' dei consumatori, mentre la Corea del Sud ha avviato verifiche su numerosi modelli, Audi compresa. Seoul ha annunciato che procederà a un'indagine su tre modelli diesel del marchio - Jetta, Golf e Audi A3 - prodotti tra l'anno scorso e quest'anno, 4.000/5.000 veicoli di cui potrebbe chiedere il ritiro dal mercato, spiega un vice-direttore del dipartimento per l'Ambiente.   L'inchiesta aperta dall'Epa potrebbe portare a una maxi-multa da 18 miliardi di dollari con possibili implicazioni penali per la casa di Wolfsburg. Sul mercato si teme inoltre che l'utilizzo del software per truccare i dati delle emissioni diesel possa avere ripercussioni per Volkswagen anche fuori dagli Stati Uniti intaccando notevolmente l'immagine del gruppo. Anche Italia avvia indagine. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha annunciato oggi di aver chiesto a Volkswagen e all'ente omologatore tedesco Kraftfahrt-Bundesamt (KBA) informazioni sui presunti test falsati sulle emissioni inquinanti negli Usa. In un comunicato, il ministero ha chiesto di sapere se "il medesimo illecito, avvenuto negli Usa dove vigono però regole differenti per la omologazione, risulti essere praticato su omologazioni della stessa autorità tedesca per l'Europa e se i veicoli sono stati commercializzati in Italia". Nella lettera inviata al KBA, dice il ministero, è stata espressa "preoccupazione in merito all'accaduto, in relazione alla protezione dell'ambiente ed alle possibili ripercussioni sul sistema di omologazione dei veicoli, vigente nell'Unione europea". Nel caso in cui le anomalie riscontrate possano riguardare anche veicoli omologati e venduti nel territorio della Ue, il ministero ha chiesto all'ente di omologazione di "acquisire i risultati dei controlli di conformità che il KBA vorrà effettuare, a tutela dell'ambiente e della qualità dei prodotti omologati per il mercato dell'Unione". Al momento Volkswagen Italia nonfornisce dettagli sui modelli di veicoli che nella penisola sonopotenzialmente coinvolti dallo scandalo sulle alterazioni dei gasdi scarico. La casa madre di Wolfsburg si è limitata a riferire,con una nota, che la questione riguarda i veicoli equipaggiaticon propulsore diesel "EA 189": circa 11 milioni in tutto ilmondo. Non ha fornito nessun dettaglio sulla cilindrata e suimodelli in questione. Da Parigi, intanto, il responsabile alle Finanze Michel Sapin sollecita l'apertura di un'inchiesta Ue. Secondo Adam Hull, analista Berenberg, per la casa automobilistica tedesca si prospettano gravi ricadute dello scandalo su molteplici piani, a partire dal rischio immediato di una multa fino a 18 miliardi di dollari fino ben più grave e duraturo danno di immagine e reputazione. Lo scandalo compromette fortemente la posizione del numero uno Volkswagen Martin Winterkorn, che secondo Ubs verrà molto probabilmente invitato a dimettersi in caso le accuse venissero confermate. Per parte sua, Morgan Stanley ricorda che oltre alla penalizzazione finanziaria delle ammende - 37.500 dollari per ogni veicolo non conforme ai parametri Epa - il gruppo dovrebbe far fronte ai costi, sicuramente onerosi, che comporterebbe la modifica dei motori e l'indennizzo dei clienti. Il "Volskgate" affonda le Borse. Ancora una giornata da incubo in Borsa per Volkswagen che trascina tutte i mercati azionari europei. Il "Volksgate" sta facendo tremare l'intero comparto automotive del vechcio continente. Borse pesanti e titoli auto in picchiata. L'Europa ha «bruciato» 300 miliardi. A guidare il tracollo è ancora la casa tedesca che lascia sul terreno il 20% dopo il comunicato con il quale ha ufficializzato che le vetture coinvolte sono 11 milioni ed ha annunciato che nel terzo triemstre procederà a un maxi-accantonamento da 6,5 miliardi di euro, ma la cifra potrebbe essere destinata ad aumentare. I listini europei sono in forte ribasso, Francoforte e Parigi cedono intorno al 3%, Londra limita il calo a un -2%, Milano arretra del 2,71%.
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