lunedì 6 luglio 2015
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​Da icona anti-austerity a mastino di Alexis Tsipras che a poche ore dall'apertura delle urne referendarie aveva attaccato i creditori di Atene, accusandoli addirittura di "terrorismo". Poi ieri sera il discorso in diretta Tv in t-shirt e stamattina le dimissioni annunciate con un semplice tweet. È la parabola di Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze che ha rotto tutti gli schemi. Classe 1961, economista (master Essex e Cambridge), di buona famiglia (il padre era un importante ex manager di Stato), un fratello giudice, che sabato aveva interpretato il ruolo del duro, mostrando la faccia feroce del governo greco. Messo da parte il suo sorriso glamour e accattivante, dalle colonne de El Mundo si era lanciato a testa bassa contro i "nemici" di Bruxelles, con toni brutalmente aggressivi. L'ultima bordata prima del voto. "Posso dire che tutto quello che sta accadendo in Grecia in questi giorni - aveva attaccato Varoufakis - lo avevano preparato fin dall'inizio, che già cinque mesi fa era pronto un piano per farla finita con un governo che non accettava di farsi ricattare 'dall'establishment' europeo". La rabbia al posto del glamour. Addio alle foto su Paris Macht, in cui gigioneggiava abbracciato alla sua mondanissima compagna Danae Straton, sulla terrazza della sua casa con vista Partenone. Foto che lo misero in difficoltà anche in patria, decisamente in contrasto con le drammatiche condizioni di vita di tanti dei suoi elettori. E per quelle immagini arrivò a chiedere perfino scusa.  In questi mesi, è stato al centro delle interminabili trattative per trovare un'intesa sostenibile sul buco dei conti di Atene. Ma a Bruxelles, ormai da tempo non godeva più di fiducia e grande stima. Tanti negoziatori facevano trapelare la loro insofferenza nei suoi confronti, a differenza di Tsipras che comunque ha sempre mantenuto un contatto, anche umano, con i vertici delle istituzioni Ue.
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