lunedì 28 gennaio 2013
INTERVISTA L'ad di Banca Prossima: grave errore chiudere l'Agenzia, ma ora serve una scelta più coraggiosa. «L'economia civile crea occupazione. Dal 2008 a oggi il 45,3% delle imprese sociali ha aumentato il personale». (Marco Girardo)
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​Qualcuno all’inizio, con un mezzo sorriso d’incoraggiamento, la prendeva per una sfida tanto encomiabile quanto velleitaria: lanciare una "banca d’affari" in grado di stare sul mercato e fare utili prestando soldi al Non profit. Bello, certo, ma quasi impossibile. A sorridere ora, numeri alla mano, è Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima (Gruppo Intesa Sanpaolo). A quattro anni e mezzo dall’esordio sul campo della finanza d’impresa, perché di questo si tratta, i conti sono "in nero". «Finanziare le imprese sociali conviene e sfata la barzelletta sui sogni dell’Economia del bene comune». Economia che rappresenta oggi, con i suoi quasi 70 miliardi di valore economico, il 4,5% del Pil, conta 750mila occupati e coinvolge 5 milioni di volontari.  Non sembra una barzelletta, in effetti. Morganti ha stampato qualche cifra e la sistema sulla scrivania del suo ufficio al quinto piano di Piazza Paolo Ferrari, vicino alla Scala. Conti in nero a quattro anni dal debutto. Quattro anni di crisi devastante sui mercati finanziari. Una banca in contro-tendenza. «L’ultimo bilancio di Banca Prossima – comincia a snocciolare – registra 5.000 clienti nuovi. L’80% fuori dal Gruppo. La raccolta è aumentata del 30%, il credito erogato del 50%. Un quinto dei nostri finanziamenti va ad imprese sociali del Sud.Niente "stretta creditizia", dunque.Sono soprattutto i crediti "in bonis", ossia i crediti vivi verso soggetti che non presentano allo stato attuale specifici rischi di insolvenza, che indicano cosa significhi finanziare il Terzo settore anche in tempi di crisi: rappresentano il 93% del totale.Il rating, il giudizio sulla solvibilità di un’impresa o di uno Stato. Quello tradizionale non sembra aver funzionato poi così bene, negli ultimi anni. Come valuta Banca Prossima il merito creditizio di un’impresa?Questa banca investe sui progetti, più che sui soggetti. Il credito senza le cosiddette "garanzie reali" per Banca Prossima è al 66%. Questo significa finanziare i progetti sapendoli valutare.Se Microsoft fosse stata un’impresa sociale, quindi, Banca Prossima l’avrebbe intercettata nel garage di Bill Gates senza che lui dovesse ipotecare la casa...Il nostro rating differisce da quello ordinario perché ha 25 criteri in più. Uno strumento di scoring aggiuntivo e non alternativo a quello di Intesa. Valuta ad esempio anche il capitale umano e i percorsi di formazione dell’impresa, ma non ha ancora esplicitato tutte le sue potenzialità.Cos’altro andrebbe considerato come parametro utile per dare credito a un’impresa sociale?Anzitutto l’evidenza che l’economia civile crea occupazione. Dal 2008 a oggi il 45,3% delle imprese sociali ha aumentato il personale. A conferma che il modello non solo è ad alta intensità di lavoro, ma è anche in grado di preservarlo, il lavoro, in una fase di crisi economica. Questo deve entrare nel rating. Il vostro sistema di valutazione restringe o amplia l’accesso al credito rispetto al rating tradizionale?Garantisce, numeri alla mano, un 30% di credito in più. Frutto di un +40% di imprese a cui noi diciamo "sì" quando il sistema delle banche tradizionali non presta, e di un 10% di finanziamenti non concessi ai quali, invece, gli altri darebbero probabilmente il via libera.A chi dite "no"?Al Non profit "opportunistico". Cioè?Escludiamo ad esempio una cooperativa che ha come unico committente un Ente pubblico. Per gli altri è un criterio buono, per noi no.Perché?Perché spesso ci sono gare d’appalto al ribasso nelle politiche retributive. Vince chi gioca a pagare meno. Opportunismi gravi ai quali troppe volte il pubblico non si oppone.E nel "40% in più" cosa intercettate, invece?Lì c’è molto credito di anticipazione. Un esempio, per capire.Una cooperativa deve ricevere un milione da un museo. Che ritarda a pagarla. Le banche, in genere, non finanziano quella cooperativa. Perché dicono: "E se il pagamento non arriva? E se la coop salta?". Noi, invece, anticipiamo i soldi.Cosa chiede, in anticipo, il Non profit al prossimo governo?Partiamo da una considerazione: chiudere l’Agenzia per il Terzo settore è stata una follia. La politica continua a non capire questo mondo. Considerata tuttavia l’immensa ricchezza sociale nel nostro Paese, riaprire l’Agenzia non basterebbe: ci vuole un ministero junior per l’Economia sociale. Come in Francia. Ci vuole uno scatto di coraggio per rimediare a un errore clamoroso.Anche il Terzo settore, però, deve crescere, diventare grande per meritarsi un ministero. Come?Una cosa su tutte: darsi efficienza. Il Terzo settore è a un bivio: restare "nel regno dell’if", del "se", un regno fatto di brave persone, non si discute, oppure uscirne eliminando uno spreco di risorse non più ammissibile. Deve aggregare, unire.Scendiamo nell’operativo.Unire i sistemi di acquisto per abbattere la spesa. Avere una Consip per il Terzo settore. E poi c’è una dispersione di fondi che fa orrore. È necessario migliorare il sistema di raccolta, abbandonando quelli non produttivi.Banca Prossima nell’ambito della raccolta fondi ha inventato il sistema "Terzo valore".La definsico una scoperta del made in Italy sociale. Per me la più bella. Ancor meglio del crowdfunding (finanziamento collaborativo sviluppatosi grazie a Internet, ndr). Perché coinvolge le persone in carne e ossa. Terzo valore garantisce l’agilità del crowdfunding o crowdlending unita alla sicurezza del sistema bancario.Come funziona?I sostenitori possono prestare soldi alle organizzazioni non profit in modo diretto, senza intermediari. In un contratto a due in cui la fiducia di chi dà fa crescere la professionalità di chi riceve. Così aumenta la disponibilità finanziaria di entrambe le parti: chi dà può dare molto di più se sa che i soldi gli verranno restituiti, chi riceve scopre un bacino inesplorato di "finanziatori" che condividono progetti al punto di sostenerli con i propri risparmi.Cosa c’entra la banca, allora?La banca fa il suo lavoro: valuta la sostenibilità delle operazioni di credito e se ne fa garante con i sostenitori che prestano. Con Terzo valore, però, Banca Prossima è andata quasi oltre il proprio ruolo: crea e gestisce una piattaforma gratuita per dare risorse al Terzo settore, e "porta a bordo" i sostenitori in una visione di sussidiarietà e di trasparenza che non ha precedenti.E il prestito? È a tassi convenienti?A Treviso un gruppo di parrocchie ha raccolto prestiti attraverso Terzo valore. Mixandoli con il credito tradizionale, ha avuto un costo del denaro al 2,5%. Neanche un’azienda con "tripla A" oggi ottiene questo tasso. È la dimostrazione che non esiste una sola economia di mercato.
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