venerdì 6 febbraio 2015
Intervista (l'integrale su Avvenire) al ministro dell'Economia: ora aiutiamo il popolo greco a rialzarsi. E sulla riforma delle popolari non si torna indietro. (A. Celletti ed E. Fatigante) ANALISI  Come Achille e la tartaruga: Grecia parodosso d'Europa (G. Ferrari)
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«C’è una volontà comune di trovare per la Grecia una soluzione duratura e non frettolosa, che poi è anche la soluzione per l’Europa. Sì, sono fiducioso: tutti quanti insieme possiamo trovarla. Sia di breve termine, sia di lungo termine». Pier Carlo Padoan, in un’intervista su Avvenire, parla di Europa, di Italia, di Grecia, di riforme, di Berlusconi e di Mattarella (una “grandissima scelta”, la sua), di banche popolari (“Non si torna più indietro. E se i fatti dovessero dimostrare che non è come diciamo noi, non esiterei nemmeno un secondo a lasciare il mio posto”) e delle mosse del governo. Inevitabile il commento sulle previsioni aggiornate della Commissione europea, che confermano la discesa del deficit al 2,6%: «Bruxelles dice che stiamo migliorando la finanza pubblica. Visto? Dopo il ministro Schaeuble, anche il presidente della Bundesbank, Weidmann, ora riconosce i nostri progressi».  Padoan parla di Atene e racconta il “faccia a faccia” con il nuovo collega delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, confidando divertito un particolare quasi privato: «Ho capito che Varoufakis esercita un qualche fascino sul mondo femminile. Molte donne mi hanno chiesto che tipo fosse. Anche le mie figlie». È l’unica parentesi leggera. Il ministro riprende commentando la mossa del presidente della Bce, che non accetterà più i bond greci in garanzia. “Non mi stupisce. Sì, Draghi ha fatto bene. Il suo messaggio serve per dire che le istituzioni europee sono pronte a fare la loro parte ma nell’assoluto rispetto delle regole che impediscono alla Bce di concedere finanziamenti, se non a certe condizioni”. Sul superamento della Troika chiesto da Tsipras, Padoan spiega che “è un falso problema. La Troika ha ancora una sua attualità, semmai si tratta di ridisegnarne i programmi”. Di “trovare quel delicato, sottile, difficile equilibrio tra due esigenze: c’è la necessità di garantire conti in regola e il dovere di migliorare la vita della gente. Questo è il grande sforzo della politica economica”. Il ministro dell’Economia poi ragiona su questo inizio di 2015 e dice di avvertire un clima nuovo in Europa. “Sì, c’è. Perché sta cambiando la Ue e perché anche l’Italia sta cambiando di suo. C’è un quadro macroeconomico che sta migliorando, per il petrolio, l’euro, il Quantitative easing della Bce. Ma all’orizzonte si annunciano nuovi punti critici, in molti Paesi emergenti. Insomma guai abbassare la guardia. In Europa sta anche migliorando il clima interno, c’è una collaborazione nuova, inattesa”.  Anche fra Italia e Germania c’è sintonia ora sulla considerazione che “la crescita (in Italia e in Europa), decisiva per creare lavoro, richiede mutamenti strutturali. È la visione di Matteo Renzi, ma anche quella di Angela Merkel. Con il Cancelliere c’è estrema facilità di dialogo, c’è voglia di fare le cose assieme”. Ma è cambiato l’atteggiamento degli italiani verso la Germania? “Spero che in Italia non si dica più che i problemi sono colpa della Germania – avverte Padoan -. Noi abbiamo i nostri problemi, le nostre responsabilità e non dobbiamo dare la colpa ad altri; dobbiamo risolverli da noi”. Lungo è il capitolo sul decreto per riformare le popolari. Il ministro ci mette la faccia: “Non capisco perché sono 25 anni che se ne parla e non si è mai fatto niente, anche da parte delle stesse popolari. Ma come si può pensare che il governo sia tanto miope da fare un intervento che penalizza il credito proprio in una fase di recessione? L’obiettivo del nostro intervento, che è autonomo e non ci è stato chiesto da nessuno, è l’opposto: non ci si è resi conto – prosegue Padoan – che i mercati finanziari stanno cambiando radicalmente. Servono, di conseguenza, istituti meglio equipaggiati per fronteggiare la concorrenza internazionale. All’estero le banche sono affamate di credito, perché sanno che fanno utili solo se fanno più credito. Ovviamente – conclude – siamo aperti ai suggerimenti del Parlamento, purché i principi fondamentali della riforma non siano stravolti”. Padoan si sofferma poi sul decreto attuativo della delega fiscale che sarà ridiscusso dal Consiglio dei ministri il 20 febbraio, dopo lo stop impresso a inizio anno. Annuncia che “la frode fiscale esplicita e i reati più gravi, come le false fatturazioni, saranno esclusi dal campo d’applicazione” e, pertanto, “saranno puniti penalmente”. Potrebbe essere rivista la stessa soglia del 3%: “È possibile. Fra gli strumenti da adottare non ci sono solo la percentuale in sé, ma anche i limiti entro i quali farla scattare”. E nega che la norma fosse stata pensata in relazione a Silvio Berlusconi: “Sicuramente è stata una lettura molto italiana. Pensare che ci fosse qualcosa di personale in questa norma, è offensivo”.
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