venerdì 3 luglio 2015
Tensione tra i manifestanti per il "no" e la polizia. Le banche lanciano l'allarme: liquidità sino a lunedì. Tsipras: taglio del debito del 30%. L’appello agli elettori a due giorni dal voto. Varoufakis: accordo si farà anche con il no. Tsipras: "Votate contro chi vuole terrorizzarvi".
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Sprint finale ad altissima tensione ad Atene in vista del referendum di domenica sul piano di salvataggio per la Grecia. Tsipras: "Oggi è una festa della democrazia" Oggi festeggiamo la democrazia, è una festa, una gioia una purificazione. Siamo già vincitori, la Grecia ha spedito il messaggio dell'orgoglio. No ai ricatti". Così il primo ministro greco Alexis Tsipras ha salutato la folla dei sostenitori del No a piazza Syntagma. "Vogliamo che l'Europa torni ai suoi valori". "Domenica - ha aggiunto - manderemo un messaggio di democrazia e dignità". Scontri in piazza. Un gruppo di circa 300 persone con il volto coperto dai passamontagna ha cercato poco fa di forzare un cordone di poliziotti posto in centro, dove stava per cominciare una manifestazione a favore del no al referendum. La polizia ha bloccato gli aggressori esplodendo candelotti lacrimogeni. Ha effettuato un fermo tra gli antagonisti che poco fa hanno cercato di entrare in piazza ingaggiando scontri con la polizia. La tv privata Skai ha mostrato le immagini di quattro agenti in tenuta antisommossa che portavano via un uomo tenendolo ognuno per ciascuno dei quattro arti.In serata è atteso l'intervento del premier Tsipras che dovrebbe ribadireil suo appello per il no. Tutto calmo invece nel campo del "sì", davanti all'ingresso dell'antico stadio ateniese dove, secondo la polizia, gli antagonisti erano diretti e dove si tiene l'altra manifestazione. 

Il premier Alexis Tsipras, schierato per la bocciatura della proposta dei creditori internazionali, pur assicurando di essere pronto a riprendere il negoziato già da lunedì prossimo: "Vi esorto a dire No a ultimatum, ricatti e paura. A dire no alle divisioni, votare con calma, facendo le proprie scelte sulla base degli argomenti e non degli slogan".  Inoltre il premier greco, chiede un "taglio del 30%" del debito greco e "20 anni di periodo di grazia". Alle 19.30 (le 18.30 in Italia), allo stadio si riuniranno i sostenitori di un compromesso e non è esclusa la partecipazione dell'ex premier Antonis Samaras, grande sostenitore del "sì". Scintille tra Varoufakis e l'Ue. Duello di parole tra Bruxelles e Atene, con il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che definisce "totalmente falsa" l'affermazione del ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, il quale in un'intervista si era detto sicuro "al 100%" di raggiungere un accordo a prescindere dall'esito del voto. "Se vince il sì, sarà un cattivo accordo... se vince il no, riusciremo ad avere un accordo in linea con quanto abbiamo presentato negli ultimi giorni", aveva dichiarato. Difficili misure fiscali sono invece inevitabili, ha detto Dijsselbloem: "Qualsiasi politico che dica che non saranno necessarie nel caso del 'no' prende in giro il suo popolo". Per il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, con la vittoria dei "no" la posizione della Grecia risulterebbe "drammaticamente indebolita". Oggi la sentenza sul referendum. Sempre che il voto popolare alla fine ci sia: oggi il Consiglio di Stato deve decidere sulla compatibilità della chiamata alle urne con i dettami costituzionali greci. La sentenza è attesa entro la prima serata e in teoria potrebbe bloccare il referendum. Già il Consiglio d'Europa ha bocciato il referendum greco, sottolineando che i tempi brevi in cui è stato organizzato lo pongono al di sotto degli "standard internazionali" e che la questione posta agli elettori è poco chiara. I sondaggi: sì all'euro, ma spaccati sul quesito. Se il quesito referendario riguardasse direttamente la permanenza o l'uscita della Grecia dall'eurozona, il "sì" alla moneta unica avrebbe facile vittoria. Su questo concordano tutti i sondaggi, ma la domanda è sul piano di bailout elaborato dai creditori internazionali, e neppure sull'ultima proposta, cosa che complica la scelta dei greci. Un ultimissimo rilevamento, realizzato dall'istituto Alco, mostra lievemente in vantaggio i favorevoli alla proposta dei creditori. Secondo il sondaggio pubblicato dal quotidiano Ethnos i sì sarebbero il 44,8% mentre i contrari il 43,4%. Quasi il 12% gli indecisi. Un testa a testa appare al momento lo scenario più probabile. File ai bancomat, solo 50 euro. Il ministro delle Finanze si è detto fiducioso che le banche potranno riaprire 24 ore dopo il referendum. Gli istituti di credito sono infatti chiusi e un tetto di 60 euro giornalieri è stato imposto sui prelevamenti bancomat. Un numero limitato di banche è poi stato riaperto per permettere ai pensionati di ritirare le pensione, con un massimo di 120 euro, fatto che ha causato lunghe file. Sono così andati in tilt anche quei sistemi di pagamento elettronici (tipo PayPal) che si appoggiano al denaro mantenuto nei depositi bancari.

Stamamani le file davanti ai bancomat sono molto più affollate del solito, nell'approssimarsi del fine settimana, quando la gente teme finisca il contante nei distributori automatici. Secondo le tv, molti riescono a prelevare solo 50 euro, perché le banconote da 20, a causa del limite di 60 euro imposto (cioè tre biglietti da 20), si stanno esaurendo.Le banche: un miliardo sino a lunedì. Le banche greche hanno una liquidità disponibile di 1 miliardo fino a lunedì. Lo ha annunciato il numero uno dell'associazione delle banche greche, spiegando che dopo la giornata di lunedì tutto dipenderà dalla Bce. Le banche greche riapriranno lunedì dopo una settimana di chiusura a causa del fallimento delle trattative con i creditori. Louka Katseli, numero uno dell'associazione delle banche elleniche, ha fatto sapere che "la liquidità è assicurata fino a lunedì, dopo dipenderà dalle decisioni della Bce. La disponibilità che abbiamo - ha aggiunto - è di circa 1 miliardo". Gli scenari finanziari. Secondo quanto riporta Bloomberg, un rapporto della banca d'affari Goldman Sachs delinea i seguenti scenari. In caso di vittoria del "No", turbolenze dei mercati e innalzamento degli spread di circa 200-250 punti base per i paesi periferici, nonostante l'azione della Bce, oltre a ribassi degli indici di circa il 10%. Ma non si avrebbe un'uscita dall'euro. Un prevalere dei Sì avrebbe invece come conseguenza un balzo dei mercati a due cifre, un cambio immediato di governo e un rapido accordo.

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