lunedì 10 marzo 2014
La Piraeus Bank, secondo istituto di credito del Paese, vuole raccogliere mezzo miliardo. Gli analisti: «Mossa spartiacque». In caso di successo potrebbe toccare ai titoli del Tesoro, già scesi sotto l'8%.
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Piraeus Bank, seconda banca della Grecia, si appresta a collocare un bond per mezzo miliardo di euro: è la prima emissione di un istituto ellenico dall’inizio della crisi debitoria esplosa nel 2009. Dopo cinque anni il settore finanziario greco prova così a far cadere la stampella della troika e a camminare sulle proprie gambe. Per gli analisti si tratta di un evento cosiddetto watershed, cioè spartiacque, sia perché l’effettivo stato di salute delle banche è ancora oggetto di contesa con i creditori internazionali sia perché lo stesso governo potrebbe a sua volta tornare sui mercati: in questo caso si parla di un’emissione a cinque anni nella seconda parte dell’anno. La settimana prossima, ha fatto sapere Piraeus, partirà il road show della banca «con una serie di incontri in alcune selezionate città europee». Altri 1,75 miliardi saranno raccolti attraverso un aumento di capitale. «Queste operazioni intendono lanciare un segnale – ha detto l’amministratore delegato Anthimos Thomopoulos –. La Grecia ha svoltato l’angolo, il settore bancario ha girato l’angolo e il settore finanziario internazionale è sufficientemente sano per prestare a noi e acquistare azioni da noi in maniera consistente».Nel caso di un fallimento, è comunque pronto a intervenire il meccanismo greco di salvataggio sotto sorveglianza della troika. Se invece sarà un successo, anche i titoli pubblici potrebbero presto saggiare il terreno dei mercati. «Già da qualche seduta operativa, il tasso che pagano i titoli governativi decennali di Atene è sceso sotto il livello dell’8%. A trainare verso il ribasso i rendimenti dei titoli dei Paesi meno virtuosi d’area euro ha provveduto da tempo l’Irlanda – spiega Angelo Drusiani, esperto obbligazionario di Banca Albertini Syz –. Ora a Dublino s’indebitano a 10 anni pagando poco più del 3%. Segno che i prestiti della troika e la rigidità tedesca stanno favorendo una migliore situazione in materia di debito pubblico». Secondo Drusiani «l’esame dei mercati per Atene potrebbe essere un banco di prova molto importante, al di là dell’esito tutt’altro che scontato. È presto per pensare al ritorno alla normalità per il Tesoro greco. Ma gli sforzi fatti e la mini-ristrutturazione di parte dei prestiti potrebbero favorire il ritorno d’interesse degli investitori. Atene, in questa occasione, non è la Grecia. È l’Europa dei perdenti. Che, dopo sacrifici e qualche vessazione, rialzano la testa».Proprio in queste ore è in corso l’ennesimo braccio di ferro tra le istituzioni elleniche e quelle della troika (Ue, Fmi e Bce) e uno dei nodi riguarda la ricapitalizzazione delle banche. L’obiettivo è raggiungere un accordo entro domani, quando si riunirà l’Eurogruppo per esaminare, fra l’altro, anche l’assegnazione alla Grecia di due tranche di aiuti per circa 10 miliardi. In base agli stress test della banca centrale gli istituti del Paese necessitano di capitale per 6,38 miliardi. Secondo la troika però servirebbero almeno tre miliardi in più. Piraeus, con un fabbisogno di 425 milioni, presenta una delle situazioni meno problematiche  assieme ad Alpha Bank (262 milioni). La National Bank of Greece necessita di 2,2 miliardi ed Eurobank di 2,9 miliardi.
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