sabato 18 gennaio 2014
Il mondo del non profit a Strasburgo per scrivere la nuova agenda europea.
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Il muro di Strasburgo è una parete fatta di annunci, messaggi e post-it. «È ora che i lavoratori comprino le loro aziende», scrive con piglio rivoluzionario un gruppo di giovani francesi. «Reinventiamo la democrazia», rilancia con parole d’ordine impegnative un sito online inglese. «Dite ciao e fateci capire come possiamo aiutarvi», semplifica invece un altro. Sono le voci dell’eurottimismo, che le imprese sociali del Vecchio continente hanno fatto risuonare nella due giorni che si è conclusa ieri. Da Strasburgo parte dunque un segnale per chi chiede l’Europa dei popoli. Se mai arriveremo a quel traguardo, dovremo ringraziare anche quegli 11 milioni di cittadini, il 4,5% della popolazione Ue, che lavorano da sempre nell’economia sociale, cui si deve il 10% del Pil dell’intera Eurozona. In essa, hanno un ruolo chiave le imprese cooperative, che danno un impiego a 5,4 milioni di persone, con l’Italia leader per le opportunità offerte ai più svantaggiati. Da noi il bilancio occupazionale dell’ultimo decennio ha fatto segnare, nel mondo della cooperazione, un +115%, con un’importante tenuta negli anni più bui della recessione. «Siamo il Paese in cui tutto questo è nato – ha ricordato ieri il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, intervenendo all’evento organizzato a Strasburgo – e ora abbiamo davanti l’opportunità di guidare l’Europa, nel secondo semestre di quest’anno. Vogliamo fare la nostra parte, sapendo che da questo settore possono venire le opportunità giuste per creare posti di lavoro».La grande emergenza di questi anni, la disoccupazione, è stata il vero convitato di pietra della kermesse e per la prima volta i rappresentanti dell’Europarlamento e della Commissione presenti, hanno riconosciuto all’unisono che alcune soluzioni possono arrivare proprio da qui. «L’impresa sociale può sicuramente rivelarsi un eccellente programma per il cambiamento», è stato il messaggio inviato dal presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, forse con un occhio alle elezioni del prossimo 25 maggio. «L’impresa sociale ha un potenziale di crescita ancora tutto da esprimere per il nostro mercato unico», ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue e commissario all’Industria, Antonio Tajani. La nuova consapevolezza dell’Europa ovviamente non nasconde le divisioni e i problemi, che rimangono sul tappeto: il confronto è sempre quello tra la visione dell’impresa sociale "latina", che mette al centro la partecipazione dei soci e l’importanza della redistribuzione degli utili, e la visione anglosassone, molto più orientata al business dell’impresa sociale. «Ciò non deve però portarci a sottovalutare il percorso compiuto in questi anni dalla Commissione e dall’Europarlamento – spiega Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative -. Bisognerà dare continuità a questa azione politica, anche dopo le prossime elezioni». In concreto, sono stati modificati e resi più incisivi i programmi per l’occupazione e l’innovazione sociale, così come le iniziative legate alla microfinanza. L’obiettivo è migliorare l’accesso al credito, incentivare gli investimenti e semplificare i processi burocratici: l’ultima battaglia vinta in materia di trasparenza sugli appalti va in questa direzione. Resta il nodo delle risorse comunitarie da mobilitare, visto che manca una valutazione complessiva dei fondi disponibili, anche se è stata stabilita una priorità strategica per i progetti di impresa sociale nell’erogazione dei fondi strutturali. «Ora va sviluppato un nuovo pilastro nelle relazioni con l’Europa: l’avvio di un regime fiscale adeguato», spiega Guerini, ben sapendo che il tema è delicatissimo, poiché da queste parti si agita spesso e volentieri il fantasma degli aiuti di Stato. E se in primavera dovesse arrivare l’ondata euroscettica? Oltre il muro di Strasburgo, che trabocca d’ottimismo e di buoni propositi, c’è una certezza: «L’Europa ha tante fragilità, ha commesso tanti errori e continua a farli – ripete Guerini –. Eppure ancora oggi, resta un progetto imprescindibile».
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